A indicarlo è un nuovo studio italiano, condotto dall’Azienda Unità Sanitaria Locale – IRCCS di Reggio Emilia su un vasto campione di individui sintomatici risultati positivi al virus tra febbraio e aprile.
Dai risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista BMJ Open, emerge anche che circa la metà dei pazienti è ancora positiva al Covid-19 a 30 giorni dal primo tampone e a 36 giorni dalla comparsa dei sintomi. Restano però dei dubbi sull’estensione del periodo in cui il soggetto resta contagioso dal momento della diagnosi. Infatti, un tampone positivo non indica contagiosità, ma segnala semplicemente la presenza di materiale genetico di Sars-CoV-2 nel corpo.
Nel corso del loro studio, gli epidemiologi hanno monitorato un gruppo iniziale di 4538 residenti nella provincia di Reggio Emilia (positivi e asintomatici). Quando è arrivato il momento di effettuare un secondo tampone, a due o tre settimane di distanza dal primo, la maggior parte dei pazienti è risultata di nuovo positiva. Gli esperti hanno anche costatato che tra coloro che risultano negativi a un tampone eseguito nelle prime tre settimane dalla diagnosi è elevato il rischio di un “falso negativo” (circa un caso su cinque).
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