Le parole di Speranza – Il ministro della Salute Roberto, Speranza, è comunque ottimista. “Nessuno ha la bacchetta magica, nessuno può fare miracoli ma il Paese è forte e sta dimostrando di saper vincere anche questa partita della riapertura delle scuole”, ha detto.
Le prossime riaperture – Dopo la ripresa delle lezioni il 14 settembre che ha riguardato 5,6 milioni di studenti in quasi tutta Italia, la prossima settimana le scuole riapriranno il 22 in Sardegna, il 24 in Calabria, Puglia, Abruzzo, Basilicata e in Campania. E tuttavia le difficoltà nel reperire spazi e materiali, o la necessità di procedere a sanificazioni profonde dopo il voto di domenica e lunedì, ha spinto molti comuni a posticipare.
Qualcuno decide di posticipare – Solo nel Lazio, secondo un dato dei sindacati della scuola, un terzo degli istituti non ha riaperto. Nei comuni di Andria, Trani, Adelfia e Bitonto, i sindaci hanno deciso di rinviare l’apertura dal 25 al 28 settembre; a Torre del Greco (Napoli) la riapertura è stata posticipata addirittura al 1 ottobre; il 28 si tornerà in classe invece anche a Torre Annunziata (Napoli). La ripartenza dell’anno scolastico, insomma, tra virus e complicazioni burocratiche, è ancora a macchia di leopardo.
Alcuni casi – Al Liceo Classico “Pellegrino Rossi” di Massa 24 compagni e compagne, quattro amici e sei insegnanti sono stati messi in quarantena, a casa, a seguito della positività al Covid-19 di uno studente dell’istituto scolastico. A Rapallo uno studente dell’istituto tecnico “Liceti” è risultato positivo e, in attesa della conferma del tampone, il dirigente scolastico ha ordinato che tutta la classe non entrasse. A Trieste un alunno della scuola primaria “U. Gaspardis” è risultato positivo e tre insegnanti e 21 compagni si trovano ora in isolamento fiduciario.
Protesta a Roma – A questo si aggiungono anche le carenze di organici, di spazi e di banchi anche se la distribuzione di questi ultimi prosegue: nelle ultime ore 88mila banchi sono in stati distribuiti in Abruzzo, 3.500 a Torino. Intanto un centinaio di genitori di una scuola media del quartiere Prati a Roma, la stessa frequentata dal figlio del premier Giuseppe Conte, hanno protestato contro le scelte fatte dai vertici scolastici per l’inizio dell’anno, vale a dire un giorno di scuola a settimana per le seconde medie e due giorni per le prime e le terze.
Commenta