In tale sede si erano confrontati i nuclei percepenti il RdC, stimati da modello, con i nuclei definibili come poveri secondo la metodologia OECD, per analizzare la coerenza di due approcci.
La fruizione di RdC è infatti riconducibile al non superamento di soglie riferite a quattro dimensioni (reddito familiare, dichiarazione Isee, patrimonio mobiliare e patrimonio immobiliare) oltre che alla permanenza nel paese da più di 10 anni se cittadino straniero. Viceversa la condizione di povero nelle definizioni ISTAT/OECD è legata a livelli di consumo o reddito inferiori a standard definiti localmente (povertà assoluta) o a standard definiti in riferimento alla distribuzione dei consumi o reddito (povertà relativa). Quindi le due platee sono difficilmente confrontabili, e dal loro confronto non possono dedursi conseguenze di tipo amministrativo.
Nello specifico, l’analisi in questione ha diversi elementi da tenere in considerazione. l
- L’analisi compara due insiemi di individui che per definizione sono molto diversi. I percettori di RdC sono individuati attraverso quattro requisiti per scelta del legislatore che ha voluto delimitare la platea dei possibili beneficiari nel rispetto delle disponibilità finanziarie. I poveri sono definiti secondo una definizione simile a quella dell’OCSE, come le persone con livelli di reddito disponibile equivalente inferiore al 45% del reddito disponibile equivalente mediano. Non è possibile utilizzare la definizione Istat di povertà, che è tipicamente incentrata su informazioni sui consumi della famiglia, non disponibile nell’indagine SILC. Non è anomalo che vi siano differenze anche importanti tra i due insiemi, e che pertanto la scelta del legislatore non sia necessariamente comparabile con le misure standard di povertà relativa.
- In letteratura inoltre vi è una grande varietà nella scelta della soglia della linea di povertà, dal 40% al 60% del reddito disponibile equivalente mediano. La scelta della soglia quantifica il gruppo dei non poveri: più bassa è la soglia più ristretto il gruppo dei poveri. Inoltre, nell’esercizio di microsimulazione si è costretti ad utilizzare una misura simile a quella OECD, cioè calcolata come percentuale del reddito mediano, poiché non è possibile utilizzare informazioni sui consumi.
- I percettori di RdC nel modello di microsimulazione vengono stimati con la banca dati SILC che considera i dati fiscali del 2015 (dichiarati nel 2016), quando pertanto erano in vigore altre misure di sostegno al reddito. È quindi possibile che la composizione dei nuclei familiari e la distribuzione dei redditi possano essere variata negli anni più recenti.
- La fonte dell’equivoco è che circa 1,468 milioni di individui risulterebbe, nelle stime, percettori di RdC pur non risultando nella platea dei poveri relativi elaborata seguendo i criteri OECD. In questo gruppo, oltre a lavoratori in nero (che potrebbero risultare senza redditi nei dati amministrativi pur dichiarando redditi nell’indagine SILC) e a fenomeni di evasione/elusione fiscale, vi sono i lavoratori proprietari della casa nella quale vivono ai quali viene attribuito un fitto figurativo (nella tabella l’immobile viene valutato rispetto ai prezzi di mercato). Dal momento che in media l’80% dei nuclei familiari italiani possiede l’abitazione in cui abita, tale integrazione può avere un impatto significativo sull’inclusione di non poveri nella platea dei percettori di RdC.
- Da ultimo, è utile ricordare che gli individui intervistati in SILC devono avere contezza e memoria nella loro intervista dell’ammontare del reddito percepito: se si assume che invece vi siano dei problemi di misurazione legati all’incapacità di calcolare ex-post l’ammontare del proprio reddito nell’anno si avrebbe un impatto sulla dimensione del gruppo degli individui non poveri.
Considerato che non è stata effettuata una partizione dei non poveri, anche per gli inevitabili margini di approssimazione che avrebbe contenuto, non è possibile fare nessuna deduzione scientificamente affidabile circa l’inclusione di possibili evasori nella platea.