Nel passato trentennio neoliberista, dalla caduta del muro di Berlino a oggi, in Europa abbiamo assistito a un fenomeno politico nuovo maggiormente rappresentativo, simboleggiato – meglio che altrove in Francia – da un lato dall’ascesa del partito totalmente europeista di Macron (in Italia, +Europa) e dall’altro dalla perenne protesta dei gilet gialli.
Nel corso di questi anni, innanzitutto lo sviluppo finanziario in uno con lo sviluppo tecnologico hanno permesso la formazione e la diffusione di una visione totalitarista o, al meno, demagogica in tutti i settori della vita individuale e sociale. Con l’effetto, ovunque, d’indebolire i sistemi di democrazia in essere.
L’epidemia del Covid19 ha sancito definitivamente i limiti di una siffatta costruzione globale neoliberista, che ora rende necessaria, ovunque, sia una riforma dell’economia globale che degli assetti delle comunità internazionali e nazionali.
Pertanto, al più presto, necessita riprendere una visione “etica” del presente e del futuro, ovvero riprendere con validità ed efficacia il controllo dei processi storici in corso, la stessa ragione e spinta umanitaria (il filosofo francese Edgar Morin parla da ben oltre trent’anni di una comunità di destino Uomo/Terra, che, alla maniera dei Greci antichi, possiamo nuovamente pensare in termini di rapporto Uomo/Cosmo!) che ci fa coltivare la speranza di un futuro migliore o non peggiore.
Non dobbiamo nasconderci che la situazione internazionale è tale per cui la stessa Ue è in attesa degli sviluppi che, a breve, senz’altro matureranno per mezzo delle scelte di USA, Cina, Russia, senza dimenticare i progressi di crescita dell’India.
Tanto premesso, tre sono le sfide che più direttamente ci attendono: 1) una condivisione degli obiettivi e delle scelte, in sintesi un superamento del rapporto di sussidiarietà tra Stati-nazione e Ue e, laddove non sia possibile, come già manifestatosi per il fenomeno dell’immigrazione, una ripresa dell’autonomia legislativa ed esecutiva di ogni singolo Stato-membro; 2) una riforma parlamentare degli apparati statali, cogliendo l’occasione dei piani di finanziamento europei per un ammontare complessivo superiore ai 500 miliardi (ma di gran lunga inferiore agli importi dei piani finanziati da USA e Cina); 3) un allargamento reale della partecipazione ai processi decisionali, in sintesi un ritorno a sistemi di voto proporzionalisti.
Infine, l’esperienza di questi ultimi trent’anni conferma quanto già storicamente sapevamo, e cioè che la separazione netta e il conflitto delle parti non giova mai a un sistema di controllo e di rappresentanza e che il potere debba viceversa servirsi di obiettivi e scelte condivise nel rispetto delle posizioni sia degli uni che degli altri. Chiamatela “terza via” o come altro vi pare, in realtà è l’essenza di ogni potere davvero libero e democratico.
Angelo Giubileo