Incompatibilità con il carcere in ragione della presenza di patologie psichiatriche, il gip libera Margherita Galasso, la 41enne indagata per l’omicidio a Roccapiemonte della figlia neonata «Maria». Per la donna, difesa dai legali Giovanni Ventre e Stefano Della Corte, sarà applicato il regime degli arresti domiciliari presso la casa di cura Villa Chiarugi a Nocera Inferiore. L’indagata, già in cura da anni, sarà trasferita dopo un primo passaggio a Pozzuoli, nel presidio psichiatrico della casa circondariale. Lo ha deciso il gip del tribunale, Luigi Levita, che aveva nominato un perito, Ferdinando Pellegrino, per svolgere una consulenza psichiatrica sullo stato mentale della donna, che dal 10 settembre si trovava in carcere per omicidio volontario. La Procura di Nocera, nella figura del sostituto Roberto Lenza, accusa la stessa di aver ucciso la figlia, che sarebbe rimasta in vita una sola ora, prima di essere gettata dalla finestra del bagno, al secondo piano di un’abitazione in via Roma, a Roccapiemonte. Nella stessa inchiesta è indagato, ma a piede libero, anche il marito della donna, il 47enne Massimo Tufano. Su di lui, il gip non ha ravvisato al momento indizi ed elementi tali da ritenerlo coinvolto nel delitto. È difeso dai legali Antonio Lauro e Michele Tedesco. La donna è stata oggetto anche di colloqui con un perito nominato dalla Procura, oltre che dalla difesa stessa, che in fase preliminare, prima dell’interrogatorio di garanzia, aveva chiesto di valutare la compatibilità dell’indagata con il carcere. L’inchiesta, invece, non è ancora conclusa. I carabinieri hanno ascoltato nelle ultime settimane diversi testimoni per ricostruire i fatti del 2 settembre. Testimonianze che poi valuterà il pm Lenza, per nuove verifiche e riscontri sulla dinamica del delitto. Inoltre, la Procura attende di visionare il lavoro dei carabinieri del Ris, che avevano trascorso due giorni a Roccapiemonte, all’interno e all’esterno della casa della coppia, per svolgere specifiche attività tecniche. I DUBBI Molto ancora dovrà essere chiarito su quello che gli inquirenti ritengono essere stato un omicidio. Oltre al risultato completo dell’autopsia, servirà chiarire la natura e la datazione delle tracce ematiche trovate fuori e dentro casa. A seguire, l’arco temporale intercorso tra lo stazionamento del cadavere della neonata e il suo rinvenimento. A differenza della donna, provata e sotto choc, a rispondere alle domande del gip era stato il marito. Aveva spiegato di non sapere che la donna fosse incinta, ma anzi, che avesse il ciclo, in ragione di perdite di sangue che lui stesso notò tre giorni prima della scoperta della neonata da parte di un vicino di casa. Si attende anche l’esame del Dna sulla neonata. L’uomo ha asserito di essere quasi certo di non essere il padre. L’indagine prosegue