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Il lavoro all’apice dei sogni degli italiani (di Tony Ardito)

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Il 25 settembre si è celebrato il World Dream Day. Nata negli Stati Uniti nel 2012, l’iniziativa ha lo scopo dichiarato di incoraggiare singoli, famiglie, scuole, imprese e comunità a riflettere sulle proprie idee, dedicando tempo alla loro identificazione e alla loro attuazione, senza arrendersi, per avvantaggiare sé stessi ed il mondo.

Potrebbe sembrare un gioco, ma non lo è affatto. Consideriamo che in base ad un sondaggio realizzato da Kruk, società leader nella gestione del credito, almeno l’81% degli italiani avrebbe nel cassetto un sogno difficile da realizzare.

Attenti, nella gran parte dei casi, non si tratta di vincite multimilionarie alla lotteria o equivalenti. All’apice dei desideri nostrani svetta quello di riuscire a conciliare in modo efficace la vita privata con quella lavorativa; un qualcosa di assai concreto, dunque, probabilmente alimentato anche dalle recenti costrizioni del confinamento e dal diffondersi del telelavoro.

In tanti auspicano di riuscire a raggiungere un equilibrio tra famiglia e carriera; di poter lavorare pure da una località di mare o di trasferirsi in un qualche dove con ritmi di vita più sostenibili. Il lavoro, quindi, anche in occasione della recentissima Giornata dei Sogni, si conferma il nostro desiderata principe.

Confessiamo, ad esempio, di voler trovare a tutti i costi una occupazione affine ai propri interessi, o di voler diventare “importanti” figure della imprenditoria, anziché dello sport. Tutto ciò è strettamente connesso ad un altro grande desiderio: quello di viaggiare e di poterlo fare senza problemi, senza vincoli di budget e senza essere obbligati a rientrare in ufficio.

Tuttavia, vi è sempre qualche amara consapevolezza che si frappone tra noi e quel che sogniamo; non a caso per il 51% degli intervistati la principale difficoltà sarebbe legata ai soldi. Indebitarsi, però, resta una soluzione presa in considerazione solo per alcuni casi specifici; ad esempio, per l’acquisto di una casa, dinanzi a cui il 68% degli italiani sarebbe pronto a contrarre un mutuo.

C’è pure un 2% che sostiene di esser pronto a spendere una fortuna per organizzare il proprio funerale “dei sogni”, il cui eventuale costo, d’altronde, sarebbe a carico di coloro dai quali ci si accomiaterebbe.

In un tempo nel quale tutto sembra essere ormai subordinato all’avidità e all’interesse, preservare la lievità di una dimensione onirica ci aiuta a credere ed a protegge il tanto di buono di cui l’uomo è ancora capace.

di Tony Ardito

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