È quanto emerge dall’indagine di ManpowerGroup – società leader nel campo delle risorse umane – la quale ha pubblicato in Italia i risultati della Ricerca internazionale “The Future for Workers, By Workers”, che ha analizzato le aspettative dei lavoratori sul ritorno al lavoro e ad una nuova normalità.
Si acuiscono le diseguaglianze fra i lavoratori che possiedono competenze più o meno ricercate dalle aziende. I primi possono accedere al lavoro da remoto, a miglioramenti nella retribuzione e ad un maggiore equilibrio fra vita lavorativa e privata; mentre i secondi rischiano periodi di disoccupazione o cassa integrazione, tagli nelle retribuzioni e son costretti al pendolarismo per recarsi sul posto di lavoro.
Oltre la metà dei colletti bianchi intervistati si aspetta nei prossimi mesi un migliore equilibrio lavoro-vita privata; anche i profili del settore IT e Financial Services si aspettano condizioni lavorative favorevoli, mentre le previsioni dei professionisti del manifatturiero o delle vendite al dettaglio non sono positive.
La pandemia ha mutato il modo di lavorare con una tensione verso il benessere della persona. La flessibilità sul lavoro, in termini di spazio, tempo e tecnologia, diventa sempre più un valore.
Oltre il 50% degli intervistati preferirebbe recarsi in ufficio solo due o tre volte a settimana, lavorando a distanza i restanti giorni.
Nel nostro Paese le priorità dei lavoratori post Covid sono: continuare a sviluppare le proprie competenze (93%), non perdere il proprio lavoro (90%), prendersi cura di sé (salute e benessere, 85%), mantenere condizioni di lavoro flessibile (83%). Il ritorno dei lavoratori in ufficio viene vissuto peraltro in maniera molto diversa a seconda dell’età, del settore e dell’attività che si svolge.
A livello globale Generazione X, Z e boomers sono felici di tornare al lavoro e ad una nuova normalità, mentre Millennials e lavoratori di grandi aziende li vivono con maggiore difficoltà. In Italia il 65% è favorevole al rientro sul posto di lavoro, anche se oltre la metà dei lavoratori teme una nuova ondata del virus. Per giunta, la metà dei lavoratori teme di perdere il controllo sui propri dati personali.
Pure la domanda di figure professionali è cambiata. È aumentata la richiesta di esperti di cyber security, data analysts, sviluppatori di app e software. All’emergere di nuovi ruoli, quali contact tracers, distance monitors e temperature checkers, si è registrato il calo di altri profili, soprattutto nei settori del trasporto aereo, dell’hospitality e dell’intrattenimento.
Tony Ardito