Secondo gli inquirenti l’esito inesatto degli tamponi avrebbe favorito la diffusione del coronavirus e sebbene per ora venga ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa non si esclude che presto a questo reato si possa aggiungere anche quello di epidemia dolosa.
Il pizzaiolo per tenersi sotto controllo si era sottoposto al tampone proprio presso l’organizzazione “illecita” individuata dagli investigatori del Nas. L’uomo, che era risultato negativo alle analisi, si è recato regolarmente al lavoro per poi scoprire che invece era stato contagiato dal virus Sars-Cov-2 e ieri il Nas si è recato nella pizzeria per eseguire una serie di controlli.
Intanto oggi è partita l’analisi del materiale sequestrato (documentazione, fascicoli, apparecchiature sanitarie, computer e telefoni cellulari), durante le perquisizioni. Complessivamente ieri i carabinieri del Nas hanno eseguito 17 decreti emessi dal sostituto procuratore Maria Di Mauro, magistrato in forza alla Seconda Sezione (Pubblica Amministrazione) coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio mentre sono al momento 12 le persone fisiche indagate anche se l’inchiesta potrebbe presto coinvolgere piu’ soggetti