Presidente Costantino, Confagricoltura Salerno ha da poco approvato il secondo bilancio del suo mandato triennale, vogliamo provare a fare anche un bilancio di medio termine sulle cose fatte durante la sua presidenza?
Certamente e con molto piacere, ma tenga presente che l’agricoltura ha tempi lunghi per generare frutti e così anche l’azione sindacale che la riguarda, ma sono ben lieto di questa possibilità. Da dove vogliamo partire?
Direi che forse è il caso di partire dai numeri del bilancio, se vuole.
R: Sono quelli che mi preoccupano meno. Devo dire che quest’anno Confagricoltura Salerno chiude il bilancio con un utile che se pur non eclatante, credo possa essere considerato un ottimo indicatore di “buona salute” dell’organizzazione che presiedo dal gennaio 2018, che viene fuori da un incremento delle attività, del fatturato e dei soci che posiziona Salerno tra le prime dieci province d’Italia per performance organizzative ed economiche. Nei due anni che hanno visto me e l’attuale Consiglio alla dirigenza dell’organizzazione, posso dire che abbiamo mantenuto il percorso positivo ed in continuo consolidamento a quanto già intrapreso nelle precedenti gestioni, non senza qualche scossone, ma comunque restando saldamente ancorati a numeri positivi di bilancio che ci lasciano ben sperare per un futuro tranquillo, almeno dal punto di vista contabile…
Vuol dire che è preoccupato per il comparto agricolo provinciale?
In effetti, l’agricoltura italiana, ma soprattutto quella salernitana, non sta vivendo un momento facile. Abbiamo letto nei giorni scorsi che il comparto della IV gamma, fiore all’occhiello delle coltivazioni in Piana del Sele, accusa una flessione preoccupante nelle vendite, rallentate dal covid e dalle limitazioni all’esportazione che i diminuiti volumi di acquisto nella GDO stanno determinando su questo importante settore della nostra economia agricola. C’è un intero comparto frutticolo che oramai è ridotto quasi al lumicino, e qui mi permetto di parlare con cognizione completa di causa essendo la mia un’azienda frutticola. Oramai in provincia di Salerno, le serre per la produzione di erbe per insalate hanno assorbito più del 60% della superficie agricola disponibile soppiantando quasi del tutto le colture frutticole di pesche, albicocche e susine che fino a dieci/quindici anni fa convivevano alla pari con l’orticoltura in pieno campo e la zootecnia.
Quali le cause, secondo la sua esperienza, di questa flessione?
Certamente la ricerca, direi quasi l’inseguimento di un reddito che metta al riparo l’imprenditore dalle spese sempre in aumento nella gestione aziendale. La coltivazione delle “baby leaf” nella conversione delle colture è stata privilegiata per la sua dinamicità di coltivazione e per la sua incessante progressione in aumento nella richiesta da parte dei mercati sia italiani che esteri, complice anche il fatto che in Piana è noto che questo tipo di colture ha una zona particolarmente privilegiata di coltivazione, ma il rallentamento di questi mesi sta inducendo tutti gli imprenditori ad un momento di necessaria riflessione nella ricerca di idee e strategie per uscire presto da questo impasse.
E quali possono essere le idee che potete proporre agli associati?
Premesso che noi non proponiamo, ma discutiamo con gli imprenditori sulle loro problematiche e cerchiamo insieme di percorrere strade che portino alla risoluzione dei problemi, direi che se la Regione Campania non avesse combinato il disastro che ha fatto sulla gestione dei PSR sarebbe stato già un grande aiuto. Invece, sappiamo com’è andata. Ritardi immani, graduatorie da rifare, istanze inevase e tante, ma proprio tante domande approvate ma non finanziate.
Confagricoltura Salerno cosa propone in tal senso?
Nulla, se non che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale! Si sono spesi fiumi di parole sulla promessa di sanare e mettere in pagamento tutte le domande approvate ed in graduatoria spostando disponibilità soprattutto sulle misure rivolte ai giovani imprenditori, che più di tutti meritano forte attenzione, ma fino ad ora non si è mosso nulla. Però abbiamo finalmente un Assessore all’Agricoltura, al quale porgo i miei saluti, auguri e la disponibilità ad ogni proposta di dialogo e di collaborazione.
Da tutto quanto espresso sino ad ora, Presidente, non si salva proprio nulla, neanche la zootecnia ed il comparto bufalino?
Anche lì ci sono problematiche preoccupanti in atto che non fanno dormire sonni tranquilli agli allevatori. Partiamo dal prezzo del latte. Non sono molti gli allevatori capaci di vivere con piena consapevolezza la potenza della loro forza nell’essere i soli assoluti padroni della materia prima necessaria per la produzione della nostra famosa mozzarella e questo li porta ad essere spesso ostaggio di politiche speculative da parte dei trasformatori che, anche nel periodo del lockdown hanno ritenuto bene di far valere la loro pressione sulla produzione, mortificando il prezzo del latte alla stalla, anche quando il prodotto non restava mai invenduto. Organizzare la produzione di latte ci appare essere una tappa obbligata. C’è poi il problema della gestione dei reflui zootecnici. Anche su questo gli allevatori hanno poco da stare tranquilli, oramai stanno per scadere tutte le deroghe possibili e quella della corretta gestione dei rifiuti organici è una questione non più rinviabile. Come Confagricoltura abbiamo coadiuvato alcune importanti iniziative sull’argomento ed ci apprestiamo a sostenere altre azioni nell’immediato futuro per contribuire come meglio possiamo a risolvere una volta per tutte questo problema.
Presidente Costantino, mi sembra che il quadro dell’economia agricola che le sta delineando sia abbastanza deprimente. Alla fine, ma non si salva proprio nulla?
No, certo! Si salva il fatto che – nonostante tutto – l’agricoltore è sempre in prima linea. Durante la pandemia il settore ha retto bene, anzi è stato il vero protagonista – insieme al settore sanitario nella difesa del benessere, garantendo il cibo a tutti durante quei giorni particolari. Ma proprio per questo, credo che ci siano tutti i presupposti validi per sollevare la soglia di attenzione su un comparto che adesso sta vivendo un momento di forte affanno. Vorrei tanto che la Regione Campania, con questo nuovo assessore al settore, non perda più tempo ad inseguire strategie che non portano a nulla, se non a creare altri piccoli ed inutili centri di potere, a discapito della vera produzione agricola che perde ogni giorno valore. Vorrei che il fiume di aiuti che sta per arrivare da parte dell’Unione Europea “irrighi” anche il settore agricolo per creare vere opportunità per chi vuole fare impresa e mi riferisco ai giovani, quei pochi che – nonostante tutto – stanno cercando di resistere nel portare avanti un’idea di impresa a dispetto di tutte le difficoltà che stanno attraversando. Vorrei un agricoltura più consapevole della propria straordinaria forza, che sappia contare e farsi sentire, vorrei essere la voce di tutto questo.