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Virologi italiani lanciano l’allarme: verso un lockdown prima di Natale

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Di giorno in giorno crescono i contagi e anche i morti per Covid. In molti tra i virologi cominciano a prospettare un possibile nuovo lockdown a dicembre. Tra questi Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’università di Padova e del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’azienda ospedale-università di Padova che, ospite a ‘Studio24’ su Rainews24, sostiene che “potrebbe essere necessario un lockdown in Italia durante le feste di Natale per bloccare la diffusione del coronavirus e aumentare l’efficienza del tracciamento dei contagi sul territorio”. “Sono preoccupato – sottolinea – per la limitata capacità che abbiamo di bloccare la trasmissione del coronavirus sul territorio. Riusciamo a mettere in quarantena solo il 5% dei positivi”. “Le terapie intensive e i decessi da Covid-19 aumentano sempre con alcune settimane di ritardo rispetto all’aumento dei contagi. Visti i dati, ci aspettiamo quindi un incremento del loro numero nei prossimi giorni”. Crisanti non si risparmia una ‘frecciatina’: “Nel Comitato tecnico scientifico manca il supporto tecnico e scientifico degli esperti del mondo accademico. Le persone che ne fanno parte hanno visto la pandemia solo in televisione e non sul campo”.

Il rischio di un secondo lockdown prima di Natale “c’è” anche per Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano. “Ma se prendiamo provvedimenti – aggiunge nel suo intervento a ‘Non è un Paese per giovani’ su Rai Radio 2 – credo che potremmo convivere con la presenza del virus”. “E’ necessario scovare più positivi possibile, soprattutto gli asintomatici; più li controlliamo e meno contagiano” e fare tesoro del “galateo che abbiamo usato nel primo lockdown per scongiurare il secondo”. “Le terapie intensive sopra 50-60% dei posti letto è un dato che può essere considerato ‘il punto di non ritorno’ – ha aggiunto – perché la situazione diventa difficile da gestire e il rischio è di passare da una crescita lineare a una esponenziale.” Le dosi di vaccino anti-Covid “arriveranno da metà del prossimo anno in una quantità disponibile per tutti”. E tra un anno come staremo? “Tra un anno avremo ancora effetti e ferite. Il virus potrà essere declassato a più gestibile e governabile anche da un punto di vista terapeutico e dell’assistenza ai pazienti”. Infine un passaggio sul vaccino antinfluenzale, “che è un’opportunità per tutti”, sottolinea Pregliasco, “ma che diventa necessario per i soggetti a rischio. Risolve in parte la diagnosi differenziale, riduce la quota di complicanze per l’influenza quindi l’impatto dei servizi sanitari e addirittura sembra che aumenti le difese immunitarie riducendo le possibilità di infezione da Covid”.

Fonte Adnkronos

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