“Abbiamo posti per i ricoveri – spiega Postiglione – a Napoli e i luoghi raggiungibili facilmente, ma ora stiamo lavorando sulla fase D. Abbiamo detto ai direttori delle strutture di fare una valutazione per decidere quali attività si possono sospendere per arrivare a 1700 posti complessivi tra terapie intensive e degenze, con un riguardo maggiore sulla degenza che è quella che serve di più al momento.
Lavoriamo su ipotesi di sospensione di servizi nei prossimi giorni che si possono attivare senza provocare nocumento alla risposta assistenziale. Le linee di attività generali resteranno comunque attive”.
In questo dialogo sono stati coinvolti anche la Federico II di Napoli, l’Università Vanvitelli e l’Università di Salerno per i reparti nei policlinici universitari. Parte quindi l’azione per chiudere alcuni reparti di ospedali dedicando alla degenza covid19, ma si lavora nell’Unità di Crisi anche per razionalizzare l’uso dei posti letto.
Prosegue infatti il lavoro per allestire i covid residence, con i responsabili dell’Unità di Crisi che hanno chiesto alle Asl di accelerare il dialogo con le associazione di albergatori, anche guardando a strutture dismesse che possano essere ristrutturate per dare un ricovero appropriato a chi è praticamente asintomatico ma non può stare a casa in isolamento. L’obiettivo è non tenere posti letto di degenza per chi ha solo bisogno di sorveglianza sanitaria.
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