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Coronavirus, ecco quando gli italiani hanno abbassato la guardia e perso la partita

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A seconda delle nostre idee e preferenze, possiamo pensare che il governo abbia gestito la pandemia al meglio, oppure che abbia inanellato errori catastrofici. Possiamo ammirare o detestare il comportamento dei diversi presidenti di regione o dei sindaci. Possiamo prendercela con il vicino di pianerottolo o con chi viaggia nella nostra carrozza in treno, se non rispettano le regole sanitarie.

Su un punto almeno però noi italiani, di qualunque idea politica, dovremmo metterci d’accordo: abbiamo sbagliato tutti, collettivamente. Ci sono state eccezioni individuali, certo. Ma nel complesso, di fronte alla peggiore pandemia da almeno mezzo secolo, una popolazione di sessanta milioni di persone ha commesso un grave errore.

A un certo punto abbiamo abbassato la guardia. E lo abbiamo fatto troppo presto.

Questo almeno è ciò che rivelano i dati sul più semplice e fondamentale dei comportamenti individuali richiesti per arginare il contagio, quelli sull’acquisto di mascherine protettive di se stessi e degli altri. Siano esse chirurgiche, FFP2 o FFP3, o persino lavabili in tessuto (che però spesso, benché eleganti, non sono certificate e dunque di dubbia utilità: qui trovate una guida ai diversi tipi di mascherina, qui un vademecum per evitare errori nel loro utilizzo).
I dati di Iqvia, una banca dati sul mercato della sanità, mostrano chiaramente cosa è successo in questi mesi riguardo alla vendita al dettaglio di mascherine protettive.

Abbiamo smesso troppo presto di comprarle e di usarle. Lo abbiamo fatto all’inizio dell’estate.

E quando abbiamo ripreso a cercarle e indossarle, ormai era tardi: il virus aveva già ripreso a circolare rapidamente e ovunque.

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