Ognuno ha addormentato la propria coscienza, fidando su scaramantici scongiuri o sull’innato o insano ottimismo che caratterizza l’italica genìa. Non è andata cosi ! Il moltiplicarsi “esponenziale” dei contagi ha sconfitto la tesi della progressione “lineare” della pandemia.
Ormai in ogni luogo di lavoro si rinvengono persone contagiate, gli ospedali sono al collasso (non potendo neppure assicurare la cura di altrettanto gravi patologie) e i reparti di terapia intensiva sono in forte tensione. Si può pensare in questo contesto di far finta di niente ?
E’ vero il Covid19 è un nemico subdolo e pericoloso, e difficili restano le scelte che Governo e Regioni sono chiamati a fare in ogni momento, mutando, a volte repentinamente, quanto hanno deciso solo pochi giorni addietro. Ma la domanda che sorge spontanea è perché, ben conoscendo la pericolosità della seconda ondata, non sono stati programmati interventi seri e anticipatori.
In realtà abbiamo avuto un’ estate spensierata, con vacanze trascorse in Paesi in cui il contagio risultava più facile, abbiamo ballato avvinti nelle discoteche, abbiamo dimenticato l’uso delle fastidiose mascherine. Eppure il pericolo era evidente, sicché oggi possiamo ritenere che la crescita della pandemia resti il frutto di quei comportamenti.
Non si tratta, però, solo di irresponsabilità individuali. Questa estate poteva essere sfruttata dal Governo per decidere sull’utilizzo del MES, per l’ammodernamento e il finanziamento delle strutture sanitarie, in questo modo il Paese sarebbe stato preparato all’impatto autunnale del virus. Si è perduto tempo prezioso.
Alcune forze di maggioranza attestandosi su posizioni ideologiche contrarie al Meccanismo Europeo di Stabilità, e consumando, nella inconsistenza o nella inconsapevolezza dei loro pregiudizi, il “tempo” utile per il Paese. Del resto, in modo strumentale, l’avversione allo strumento del MES è venuto anche da alcune forze di opposizione, anche queste strette nella pericolosità delle preclusioni ideologiche.
Se ciò non basta, per confermare l’assoluta mancanza di strategia, i recenti provvedimenti dei vari DPCM invece di compiere scelte precise, hanno finito per accollare ogni responsabilità su Regioni e Comuni, salvo poi ad impugnare i provvedimenti regionali innanzi ai vari TAR, trasformando una questione politica in una minuta vicenda giudiziaria.
Del resto, come si può assicurare il distanziamento o il divieto di assembramenti senza ricorrere all’ausilio delle forze di polizia ? Come ha detto il Sindaco di Milano, accade che i giovani una volta allontanati da una piazza, si trasferiscano con le loro birre in una piazza attigua, senza possibilità di vietare in concreto simili comportamenti.
Del tutte contraddittorie restano le scelte sulla Scuola e sull’Università, prospettandone dapprima la necessaria apertura, con notevole impiego di risorse pubbliche, per deciderne immediatamente dopo la chiusura e il ricorso all’inutile insegnamento a distanza. Nel mentre, sarebbe rimasto semplicemente più coerente vietare l’affollamento di bar e di luoghi pubblici fuori dall’orario scolastico, laddove il contagio è più facile, se non certo.
Per non parlare dei mancati interventi per il trasporto urbano, con metropolitane e bus affollati all’inverosimile (a volte, in assenza di una razionale predisposizione di linee e di orari).
Ho più volte criticato gli effetti negativi politici ed istituzionali che derivano dalle misure adottate in occasione della pandemia, queste hanno comportato la spettacolarizzazione della politica, il diffondersi di attività predatorie delle grandi imprese in danno delle piccole e medie attività produttive (sempre più costrette alla marginalità, se non alla chiusura), l’insorgere di ormai evidenti e pericolose diseguaglianze sociali.
Ad esempio, i più benestanti hanno a loro disposizione precettori personali per i propri figli, così supplendo alla mancata frequenza scolastica; mentre i meno abbienti sono costretti ad affidare l’istruzione alle inutili (anche per evidente disorganizzazione di alcuni istituti) lezioni da remoto. Si è così distrutta la valenza, imprescindibile per un Paese moderno e democratico, dell’istruzione pubblica, anche di quella universitaria.
Il futuro impone scelte consapevoli e, a volte, rigide e dure, ma a queste non può sottrarsi una classe politica che abbia a cuore i veri interessi del Paese, e che non intenda usare la pandemia per affermare, sia pure inconsapevolmente in un disegno antropologico di vasta portata, il sacrificio dei diritti fondamentali nella affermazione, inaccettabile, di una “democrazia autoritaria”.
Giuseppe Fauceglia