“L’Istituto Zooprofilattico della Regione Campania – spiega il Primo Cittadino – nonostante l’autorizzazione di accesso agli atti ottenuta dai competenti uffici regionali, non ci ha fornito alcuna risposta formale sulla specificità e sui contenuti dello Studio. Tuttavia, in quella relazione preliminare che ci hanno consegnato, riguardante le analisi cliniche condotte su 400 persone residenti della Valle dell’Irno, è stata comunque evidenziata la presenza di metalli pesanti. Abbiamo bisogno di conoscere i risultati dello Studio SPES per capire la correlazione tra presenza di fattori inquinanti e industrie pesanti che insistono sul territorio, anche per avviare un’eventuale azione preventiva. È una battaglia che bisogna portare avanti a prescindere dai colori politici. E’ giusto salvaguardare i livelli occupazionali, ma è fondamentale rispettare il diritto alla salute. Più volte abbiamo chiesto la delocalizzazione delle Fonderie Pisano, perché riteniamo che un simile impianto debba essere installato altrove e non a ridosso delle residente urbane”.
Dello stesso avviso Lorenzo Forte, il Presidente del Comitato “Salute e Vita”. Il Comune di Pellezzano – sottolinea Forte – è quello che più ci ha sostenuto in questa battaglia. Ci ha stupito e deluso il fatto che, ancora una volta, la Regione Campania abbia sbattuto la porta in faccia ai tanti morti e agli ammalati di questo territorio che subisce l’attività delle Fonderie Pisano. Come era stato indicato il 29 maggio scorso, dopo una nostra prima richiesta, lo Studio SPES era concluso. Purtroppo ci è stata consegnata solo una relazione preliminare, che tuttavia evidenzia tre aspetti importanti, individuati nei cluster 1 e 2 della Valle dell’Irno:
1) presenza di diossina 4 volte superiore rispetto ai limiti di legge;
2) mercurio 5 volte superiore rispetto ai limiti;
3) creatinina molto alta, superiore ai limiti di legge, ricondotta alla presenza di metalli pesanti.
Già nel 2017 l’Arpac, in una relazione riguardante un controllo eseguito sulle fonderie Pisano riscontrò la presenza di 20mila tonnellate piene di olio e plastica che vennero bruciate liberando diossina. In quella circostanza furono incaricati anche 2 pm per indagare su questi episodi. Noi andremo avanti in tutte le sedi perché vogliamo sapere cosa c’è nel sangue dei 400 cittadini che si sono sottoposti ad analisi e conoscere bene i risultati dello Studio SPES. Inoltre, vorremmo capire dal Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, perché questo impianto è ancora aperto, nonostante nel maggio scorso comunicò la necessità di essere delocalizzato.
In ultimo, è intervenuto l’avvocato Franco Massimo Lanocita, che difende il Comune di Pellezzano, costituitosi nel giudizio innanzi al TAR contro per l’annullamento del decreto regionale num. 85/2020 recante l’autorizzazione del progetto di riesame e di adeguamento dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciata alle Fonderie Pisano. “Il 28 ottobre – ha spiegato Lanocita – c’è l’udienza di merito contro l’illegittima autorizzazione ambientale rilasciata dalla Regione alle Fonderie. Illegittima perché riteniamo questo opificio non debba essere situato in prossimità del centro urbano e poi perché la sua attività è stata concessa senza la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). La Regione ha eluso la nostra richiesta di accesso agli atti quindi insisteremo affinché lo studio venga acquisito. Chi ha manomesso questo studio SPES forse pensava che aveva a che fare con persone che non avessero cognizione di cosa fosse uno studio scientifico. E non si capisce perché fino ad ora lo Studio non ci è stato consegnato. Forse per la cattiva abitudine di una presunta corruzione ideologica con la quale si valuta in maniera improvvida il diritto al lavoro superiore rispetto al diritto alla salute o per altri motivi che possono comportare responsabilità di carattere civile e penale. Pisano ha circa 40 lavoratori e questa situazione mette in discussione non solo loro ma anche le decine di migliaia di abitanti della Valle dell’Irno. Celando questo studio si omette la possibilità di tutelare i lavoratori e adottare adeguate misure di prevenzione”.
Si attende quindi, che mercoledì 28 ottobre il TAR si esprima su quella che da tutti viene definita come una battaglia di tutela ambientale e di diritto alla salute di tutti.