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Coronavirus e avvocati: la riflessione di Michele Tedesco a Le Cronache

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«L’unico aspetto positivo che ha determinato l’emergenza sanitaria è la sinergia che si è sviluppata tra i colleghi». A sostenerlo, in una intervista a Le Cronache consultabile on line,  è il noto penalista salernitano Michele Tedesco il quale ha fatto il punto della situazione “giustizia” in questo particolare, ma lungo periodo, di emergenza sanitaria determinata dal Covid 19.

Come si può definire la giustizia a Salerno in questo particolare momento?

«Di assoluta precarietà. Poter capire quali processi vengono celebrati dobbiamo aspettare il giorno prima o due giorni prima della fissazione dell’udienza. La precarietà è data anche dall’impossibilità di poter gestire la contemporaneità dei processi, nel senso che, mentre, prima ti potevano aspettare oggi diventa complicato. Solitamente il giorno prima viene redatto un calendario da parte dei giudici stabilendo quali sono i processi da trattare tenendo conto delle priorità legate a diversi fattori (detenuti disponibilità dei testimoni….), poi, dopo aver redatto questo primo elenco viene effettuata una valutazione in base ai dpcm del l’emergenza.

Questo significa che tu un giorno prima o due giorni prima riesci a sapere quali processi si trattano. Il che non è proprio agevole, non ti consente di organizzarti. Noi avvocati spesso siamo costretti a girare tra le chat di gruppi o associazioni di professionisti per avere informazioni e indicazioni».

Molti avvocati possono avere udienze anche in più tribunali della provincia e non. E in questa fase, la contemporaneità di più provvedimenti in palazzi di giustizia diversi sicuramente non rende il lavoro degli avvocati semplice?

«E’ chiaro che si possono avere più processi in conteporanea ed è per questo che lo studio deve essere strutturato. Questo, ovviamente, crea grossi problemi agli studi più piccoli perché oggi chiaramente è difficile muoversi. Va comunque detto che noi a Salerno abbiamo grossa disponibilità da parte dei magistrati (tranne qualche raro caso) e quasi sempre ci vengono incontro. Il dato vero è che tutto si sta rinviando, Noi stiamo andando sempre di più in una situazione ad imbuto. Oggi noi viaggiamo con rinvii anche a sei mesi».

Quindi non si possono avere quei processi celeri di cui il procuratore parla spesso?

«Questo è un sogno. Quella di avere processi celeri è l’aspirazione sia del procuratore che la nostra. La verità è che sono stati rinviati parecchi processi, E stiamo continuando a farlo. C’è una precarietà che rende tutto difficile. O hai uno studio strutturato oppure diventa complicato. Immagino il povero collega che nella stessa giornata ha due o tre processi, se è solo deve chiedere la cortesia a qualche collega.

Questo, però, sta sviluppando una grossa colleganza professionale che prima non c’era. Altra cosa positiva è il fatto che finalmente gli atti si possono trasmettere via Pec. E, poi accanto a questi problemi abbiamo anche il problema di convincere i testimoni, i clienti hanno paura e non vogliono essere presenti in aula. I timori non solo solamente di noi avvocati».

Quanto stanno “soffrendo” gli avvocati in questo periodo di emergenza?

«E chiaro che diventa difficile tutto. Nello studio ti arriva dall’imprenditoria al soggetto privato che ti rappresenta l’impossibilità di poter avere i soldi e che ha difficoltà economiche e quindi anche di poterti pagare. Con le azioni di rinvio è anche più complicato chiedere i pagamenti anche se per noi possono trattarsi di vecchie spettanze maturate.

Tale situazione vale sia per i grossi studi, dove vi sono collaboratori stipendiati, che per i piccoli studi».

Cosa si potrebbe fare in questo momento per aiutare la categoria?

«Sicuramente l’Ordine potrebbe sfruttare di più i social. Va detto che chi, in questo momento fa di più di tutti, almeno nel penale, è l’associazione dell’avvocato Matteo Cardamone. E un collega che da disponibilità, crea sinergia, fornisce aiuto. Poi se vogliamo parlare dei singoli consiglieri dell’Ordine va detto che Paola Ianni è sempre molto disponibile, ma Paola lo è sempre stata anche prima di essere eletta in seno al consiglio dell’ordine. Sicuramente il covid ha creato una maggiore colleganza professionale. Ci si è resi conto di doversi aiutare a stretto giro. Sicuramente, l’Ordine potrebbe fare di più e sicuramente chi sta facendo più di tutti è l’associazione di Matteo Cardamone»

fonte Le Cronache

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