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L’immunologa Viola: “Chiusura alle 18 non serve, andava evitata l’Università”

Stampa
“Dobbiamo resistere almeno sino a giugno”. A dirlo è l’immunologa Antonella Viola, che sulla Stampa parla di una lotta ancora molto lunga contro il coronavirus. Per lei comunque il lockdown nazionale non sarebbe la strada giusta da percorrere per contenere i contagi, piuttosto sarebbero più efficaci “chiusure programmate in base ai dati epidemiologici”.

“Le misure dell’ultimo dpcm vanno riviste. Intanto bisogna distinguere in base alla situazione degli ospedali e all’indice Rt.

Dove è maggiore di 1,5 come in Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, bisogna procedere necessariamente con dei lockdown. Non c’è alternativa, ormai è troppo tardi. Nelle altre zone va fatta un’analisi sulla diffusione del virus.

Occorre un approccio razionale, chiudendo quei luoghi che, in base al tracciamento dei mesi scorsi, si sono rivelati occasioni di contagio”, è il parere di Viola che aggiunge che l’arrivo del vaccino non coinciderà con la fine della pandemia.

Secondo l’immunologa, inoltre, non serve a nulla la chiusura alle 18. Poi sulla scuola: “La scuola non è causa dell’aumento di positivi e chiuderla dimostra un fallimento. Il costo sociale di questa serrata è molto più alto rispetto al rischio del virus. Al contrario, andava evitata l’Università in presenza perché muove giovani da tutta Italia che si concentrano in alcune città. Vivono insieme, fanno feste, aperitivi, prendono il treno e tornano a casa mettendo in moto un’ampia circolazione. In estate bisognava potenziare i trasporti, non averlo fatto è una gravissima colpa”.

 

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