«Avevamo già effettuato attraverso apposite note del 9 giugno e del 6 luglio richiesta di incontro urgente in considerazione della rilevanza sociale delle criticità evidenziate nel settore della Tanatologia.
La richiesta di incontro era sostenuta dalla convinzione che qualsiasi processo decisionale a capo dei dirigenti dell’azienda, se si avvale dell’esperienza dei lavoratori che direttamente e quotidianamente si trovano ad espletare quella determinata attività, è più efficace e più aderente al contesto in cui le direttive dirigenziali si esplicano. La parola criticità non era legata all’interpretazione autentica della norma o della direttiva dirigenziale ma al contesto in
cui quella direttiva si esplicava e la possibilità di un correttivo del regolamento, da realizzarsi attraverso apposito confronto, nell’ambito delle disposizioni legislative esistenti, serviva esclusivamente a salvaguardare il personale che si trova ad affrontare quotidianamente situazioni complesse dal punto di vista regolamentare ed emozionale ed a subire aggressioni verbali dell’utenza, determinate dalla sofferenza per la perdita di un congiunto».
Una richiesta, insomma, «di dialogo e di confronto con lavoratori che con onestà e senso di abnegazione volevano sottrarsi ad aggressioni all’epoca solo verbali ma che sarebbero potute degenerare anche in aggressioni fisiche. Purtroppo tutto ciò si è puntualmente realizzato e, pertanto, nelle forme che l’emergenza Covid consente, si rende urgente ed indifferibile un confronto con le organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori del comparto e della dirigenza medica quotidianamente impegnati in un settore delicato e di alto valore sociale».