Sedici adulti su 302 (5,3%) presentavano anticorpi IgG probabilmente generati durante precedenti infezioni da coronavirus del “raffreddore comune” e che hanno reagito in modo crociato con la subunità S2 del complesso proteico spike Sars-CoV-2.
Non solo, la presenza di questi anticorpi IgG cross-reattivi era molto più presente in un’ulteriore coorte di bambini e adolescenti non infetti da Sars-CoV-2 tra 1 e 16 anni: almeno 21 di questi 48 soggetti (43,8%) avevano livelli rilevabili di anticorpi IgG reattivi contro Sars-CoV-2.
Insieme, “questi risultati possono aiutare a spiegare una maggiore suscettibilità a Covid-19 nelle persone anziane e fornire informazioni sul fatto che l’immunità sviluppata rispetto ai coronavirus stagionali offra una protezione contro Sars-CoV-2”, spiegano i ricercatori.
“Sebbene studi precedenti suggeriscano che l’immunità cross-reattiva non è di lunga durata, la sua presenza può ridurre la trasmissione virale e migliorare i sintomi ed è, quindi, un’importante area di studio”.
Utilizzando una tecnica basata sulla citometria a flusso, il team di Kevin Ng ha scoperto che gli anticorpi reattivi a Sars-CoV-2 di questo piccolo gruppo di individui non infetti erano prevalentemente della classe IgG – piuttosto che anticorpi IgM o IgA – e mirati alla proteina S2, responsabile dell’ingresso del virus nelle cellule e ritenuta strutturata in modo più simile tra i diversi coronavirus rispetto alla subunità S1.
In esperimenti su colture cellulari, inoltre, i sieri di individui non infetti sia anziani che giovani con anticorpi reattivi hanno mostrato la capacità di neutralizzare Sars-CoV-2, mentre quelli di pazienti non infetti privi di anticorpi cross-reattivi non hanno mostrato una analoga attività neutralizzante. Questo studio, concludono gli autori, potrebbe essere utile per la messa a punto di un futuro vaccino.