Persone mai infettate da Sars-Cov-2 hanno anticorpi contro il nuovo coronavirus
Nel loro studio, pubblicato sulla rivista Science, gli studiosi hanno osservato che questi anticorpi appartengono alla classe delle immunoglobuline IgG e sono diretti contro la subunità S2 della proteina Spike presente sulla superficie di Sars-Cov-2. “La proteina Spike del nuovo coronavirus – spiega George Kassiotis, autore senior dello studio a capo del gruppo di ricercatori del Laboratorio di Immunologie retrovirale del Crick Francis Institute – è costituita da due subunità. La subunità S1 consente al virus di legare le cellule ed è relativamente diversa tra i coronavirus. La subunità S2 permette invece al virus di penetrare all’interno della cellula ospite ed è molto più simile tra i comuni coronavirus e Sars-Cov-2. Ed è per questo che alcuni anticorpi agiscono contro entrambi”. In precedenza, aggiungono i ricercatori, si pensava che solo gli anticorpi anti-S1 potessero bloccare l’infezione da Sars-Cov-2 mentre adesso “ci sono buone prove che alcuni anticorpi anti-S2 possano essere altrettanto efficaci”.
Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione mentre stavano sviluppando test antigenici altamente sensibili per Covid-19. Per valutare la performance di questi test, hanno confrontato la capacità diagnostica in campioni ematici provenienti da pazienti positivi al nuovo coronavirus rispetto a quelli raccolti da soggetti negativi e che non avevano mai contratto l’infezione: nonostante alcune persone non fossero mai state esposte a Sars-Cov-2, nel loro sangue erano presenti anticorpi in grado di riconoscere il patogeno. In particolare, i ricercatori hanno osservato che queste immunoglobuline erano presenti principalmente nei campioni ematici ottenuti da bambini e adolescenti, probabilmente sviluppati in risposta all’esposizione ad altri coronavirus che causano i comuni raffreddori e che hanno somiglianze strutturali con Sars-Cov-2.
“Questi anticorpi cross-reattivi sono stati trovati molto più frequentemente nei campioni di sangue prelevati da bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 16 anni, probabilmente perché sono esposti più regolarmente ad altri coronavirus” hanno rilevato gli studiosi, suggerendo che “questi livelli più elevati potrebbero aiutare a fornire una possibile spiegazione al perché hanno meno probabilità di sviluppare forme gravi di Covid-19”.
Tuttavia, puntualizzano, non ci sono ancora prove sufficienti per poter affermare che questi anticorpi siano in grado di proteggere dall’infezione o dalla trasmissione di Sars-Cov-2. “È importante sottolineare che ci sono ancora molte incognite che richiedono ulteriori indagini. Ad esempio, come viene esattamente modificata l’immunità a un coronavirus dall’esposizione a un altro? Oppure, perché questa attività diminuisce con l’età? Non è il caso – ha concluso Kassiotis – che le persone che hanno recentemente avuto un raffreddore pensino di essere immuni a Covid-19”.
Fonte fanpage.it
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