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Sei regioni a rischio “zona arancione”: c’è anche la Campania

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L’inizio settimana potrebbe portare alcune regioni a cambiare colore passando dalla zona gialla a quella intermedia, arancione. Non soltanto una questione cromatica, naturalmente, perché ogni passaggio comporta l’inasprimento delle misure da rispettare.

Dopo la cabina di regia sul Covid e l’analis dei nuovi dati sarà il Cts a decidere sulla base di «criteri scientifici oggettivi». Le candidate a entrare nella zona arancione, se non addirittura rossa, sono Campania e Liguria, mentre qualche dubbio si avanza anche su Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio.

Complessa la situazione della Campania, approdata a sorpresa in zona gialla. Il perché lo spiegano dalla Regione: «Napoli e Caserta hanno un indice Rt molto elevato, le altre tre province basso, e dunque la media regionale sta sotto l’1,5» – si legge su il Corriere della Sera – .

Secondo Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, «per Napoli ci vorrebbe il lockdown». Solo che Roberto Speranza precisa: «ll Dpcm prevede che il ministro possa intervenire su una Regione, non su una Provincia. Sull’area metropolitana può intervenire il presidente De Luca, come ha fatto Zingaretti a Latina

Nelle ultime ore in Campania la situazione sembra essere precipitata. Ad allarmare è la forse eccessiva libertà che i cittadini si sono presi approfittando delle belle giornate di sole del week end in cui hanno affollato strade e piazze.

Dall’altra parte le immagini delle file delle ambulanze e degli ospedali stracolmi angosciano in attesa del bollettino odierno. “Ci sono file di ambulanze e auto private in tutti gli ospedali di Napoli, Cotugno, Cardarelli, Ospedale del Mare sono tutti in crisi totale nel ricevere i pazienti covid”. Questo l’allarme lanciato all’ANSA da Giuseppe Galano, responsabile del 118 a Napoli e coordinatore della rete regionale del soccorso d’emergenza.

“Stiamo portando – spiega – pazienti anche all’ospedale Pellegrini e al San Paolo, perché ormai non riusciamo più a smaltire con i grandi ospedali. Ma anche queste strutture vanno in difficoltà perché hanno pochi posti riservati ai sospetti covid e si ingolfano velocemente. La situazione è questa a Napoli ma so che è molto difficile anche nelle Asl della provincia”.

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