Lo riferisce Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che commenta: “continua a essere evidente che nel carcere si fa ciò che si può, con gli strumenti, pochi e inadeguati, e le risorse umane ed economiche, sempre inadeguate carenti, di cui l’Amministrazione penitenziaria dispone. Con il virus che continua a espandersi nel Paese, è inevitabile che nelle carceri l’andamento sia tendenzialmente corrispondente. Per contenerne gli effetti, però, reputiamo che siano necessari e urgenti ulteriori provvedimenti governativi utili soprattutto a deflazionare la densità detentiva e a potenziare le dotazioni degli operatori, primi fra tutti quelli del Corpo di polizia penitenziaria”.
“Questo, ovviamente, – prosegue il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – non deve indurre l’Amministrazione Penitenziaria ad adagiarsi sul concetto che altri debbano intervenire, ma – continuando sulla scia della rinnovata attenzione che è coincisa con l’insediamento dei nuovi Vertici – anch’essa deve adoperarsi con ogni strumento a disposizione per contenere la propagazione del virus e proteggere gli operatori anche sotto il profilo trattamentale e assistenziale”.
“Per tale ragione, di nuovo ieri, dopo averlo già fatto nel lontano 16 aprile scorso, abbiamo incalzato il DAP affinché emani direttive che consentano di riconoscere l’infortunio sul lavoro anche agli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si ammalino di Coronavirus in occasione di servizio. Ricordiamo, infatti, – spiega De Fazio – che gli appartenenti alle Forze dell’Ordine non fruiscono dell’assicurazione INAL come la generalità dei lavoratori, ma mentre per altri operatori del Comparto già durante la prima ondata della Pandemia sono state emanate disposizioni che consentono il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro, nulla è stato specificatamente previsto per gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, che continuano pertanto a essere penalizzati e discriminati”.
“Tutto ciò – conclude il sindacalista – segna evidentemente anche nel morale questi eroici servitori dello Stato che insieme a pochi altri operatori delle restanti professionalità, continuano a sorreggere le sorti di un sistema, quello carcerario, che nostro malgrado suscita attenzione solo in caso di eventi clamorosi, siano essi scarcerazioni, rivolte o presunti maltrattamenti; i quali tuttavia costituiscono l’effetto stesso dell’invece pressoché ordinaria noncuranza”.