Per prudenza e per essere attenti ai nostri affetti, il giorno 4 novembre decidiamo, unitamente con mia moglie, di sottoporci (privatamente) ad un tampone molecolare, seppur in assenza di qualsiasi sintomo.
Il 5 novembre, mentre sto per entrare nella Cittadella Giudiziaria, per assistere all’esame orale abilitativo alla professione di un praticante avvocato del mio studio, giunge la telefonata dal laboratorio che aveva eseguito il test: “lei è positivo, mentre il tampone di sua moglie è inconcludente” (risultando la stessa positiva, a quanto riferito, al solo ceppo generico del coronavirus).
Mentre ascolto attonito come un automa, avviso mia moglie e facciamo entrambi rientro immediatamente a casa. Avvisato prontamente il medico di base, ricostruiamo i contatti avuti nei giorni precedenti e ci preoccupiamo di avvisarli. Lo stesso giorno, il 5 novembre, sia il laboratorio che il medico di base inviano il mio tampone all’ASL ed inizia così la nostra quarantena.
Siamo sereni, ma preoccupati per i nostri familiari, i colleghi di lavoro e gli amici, ma fortunatamente con il passare delle ore e dei giorni i tamponi di circa 20 e più persone risultano tutti negativi.
Dall’ASL, nessuna notizia. Trascorrono così il giorno 6, 7, 8 e 9 di novembre, quando alle ore 20:40 circa, mi giunge una telefonata: “buonasera sono il Dr. L. dell’ASL…”. Dall’altro lato del telefono una voce cordiale e gentile, ma stanca ed affranta. Parliamo un po’, lo rassicuro sulle nostre condizioni di salute, riferisco che avevamo provveduto a “tracciare” i nostri contatti, che erano risultati negativi al tampone e ricevo, inaspettatamente, un grazie. Chiedo al Dr. L.: “perché mi ringrazia?”, “perché il suo tampone è sulla mia scrivania dal giorno 5, ma solo adesso riesco a chiamarla e non ho certo finito.
Siamo solo in due a gestire queste telefonate per il distretto di Salerno e di Mercato San Severino e come capirà il sistema della tracciabilità per noi è completamente saltato, meno male che ci sono cittadini come lei e sua moglie che comprendendo la situazione e in attesa di un nostro contatto, suppliscono a quanto siamo addetti a fare”. Esprimo, logicamente, la mia solidarietà e ringraziamento e chiedo lumi su come richiedere il nuovo tampone di controllo.
La risposta ricevuta è stata: “o ripetete il tampone dopo 10 giorni (ossia il 16 novembre, essendo il 15 domenica) ed meglio che lo facciate privatamente perché posso anche farle la richiesta, ma non siamo assolutamente in grado di dirvi quando potrebbe venire qualcuno a casa per il test… oppure, dopo 14 giorni di asintomaticità, potete uscire tranquillamente da casa”. Lo saluto, lo ringrazio e gli auguro buon lavoro.
Questo accadeva il 9 di novembre. Inutile dire che il test lo ripeteremo, privatamente e a pagamento, ma non è questo ciò che mi ha spinto a raccontare la nostra quarantena che, fin qui, non ha nulla di estremamente anomalo, quantomeno fino ad oggi 16 novembre, solo poche ore fa.
All’improvviso, giunge un WhatsApp, da un numero sconosciuto, sul mio telefono. Apro il messaggio che inizia con 2 foto di un’ordinanza emessa dal Comune di Salerno ed un messaggio del seguente tenore: “Buongiorno sono la dottoressa L. del comune di Salerno le ho inviato ordinanza di quarantena”.
Esterrefatto leggo e rileggo il messaggio e apro i due file fotografici inviati. In poche parole il Comune di Salerno ha “notificato” a mezzo WhatsApp (un nuovo mezzo di notifica), sul mio numero di telefono privato, un’ordinanza (ma si badi bene non a me, bensì a mia moglie), con tanto di numero di protocollo, con la quale il Sindaco ordina la quarantena di 14 giorni (c’è scritto 10, ma viene corretto a penna a 14), salvo diverse comunicazioni, con divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione ed isolamento obbligatorio con sorveglianza (l’ASL sarebbe competente a sorvegliare, con quali mezzi di personale lo si ignora).
A quel punto, non ho resistito ed ho risposto alla dottoressa L., “notificando” il mio pensiero sempre tramite WhatsApp, scrivendole quanto segue: “Gentile dottoressa L. buongiorno. Apprendo con ironico piacere che, solo a 6 giorni dalla fine della quarantena, il provvedimento sia stato protocollato (13.11.2020) e, di fatto, in modo anomalo “notificato” a mia moglie a mezzo WhatsApp -sul mio numero personale (ne farò tesoro per la mia professione)- a soli 3 giorni dalla fine del periodo di isolamento (19.11.2020) (si spera).
Stessa precisa e puntuale modalità di notifica del pagamento della TARI: complimenti civici da un cittadino al Comune a cui pago le tasse, ma mi rendo conto che gestire l’area metropolitana di “Milano” mica è semplice come quella della mia città!
Detto questo voglio, però, rassicurarLa che la quarantena la stiamo osservando, che abbiamo ricostruito i contatti e che sono tutti negativi, che solo dopo 4 giorni sono stato contattato dall’ASL (2 medici per tutto il distretto di Salerno e Mercato San Severino ai quali va tutta la mia solidarietà) e che soprattutto essendo decorsi, ieri 15 novembre, i 10 giorni e non i 14 da voi previsti (forse, anzi sicuramente, dovreste essere più chiari con i cittadini) per ripetere il mio tampone ed anche quello di mia moglie (risultato inconcludente), già domani provvederemo a tanto, a domicilio, logicamente privatamente e a pagamento (altrimenti attenderemo che il 24 dicembre, alla mezzanotte, invece che Babbo Natale, si presenti qualcuno dell’ASL…) e che nel caso risultassimo negativi, saremo autorizzati ad uscire, essendo terminata, di fatto, la quarantena.
Sono previsti 10 giorni più 4, per gli asintomatici (la quarantena così termina anche senza tampone), 10 giorni, invece, per uscire con il tampone negativo. Lo faremo per noi, per i nostri cari, per la comunità dalla quale siete sempre più lontani, giorno dopo giorno. Nulla di personale, non mi fraintenda dottoressa L.. Le auguro buon lavoro e Le porgo distinti saluti.”.
La dottoressa è stata dal momento dell’invio del WhatsApp quasi sempre online, ma probabilmente anch’essa avrà solo un altro collega o un’altra collega a supporto, quali messi notificatori di WhatsApp, del Comune di Salerno e solo dopo ore ha risposto, giustificando l’invio dell’ordinanza come pura e semplice comunicazione perché “i messi non notificano questi provvedimenti, in quanto non dispongono di presidi di protezione adeguati… comunque capisco il suo disappunto”.
Sinceramente ho provato tenerezza e ho provato a distanza a porgere la mia mano in suo aiuto: “Dottoressa, prendo atto delle sue spiegazioni, ma comprenderà che nel 2020 e con una pandemia in corso da mesi quanto sia inverosimile e “mortificante” dover dare queste risposte ai cittadini da parte di un ente capoluogo di Provincia. Trattasi di un’ordinanza che, per avere i suoi effetti, dev’essere notificata alla persona interessata. Buon lavoro.”