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Esaurimento “epistemico” causato da bufale e incertezze sulla pandemia

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La pandemia che stiamo vivendo e le recenti elezioni negli Stati Uniti sono due eventi che hanno prodotto e producono tuttora un fiume di notizie, molte delle quali progettate per disinformare, provocare insicurezza e allontanare ancora di più le posizioni di chi la pensa diversamente. Il clima d’incertezza in cui stiamo vivendo fa il resto, determinando un cosiddetto “esaurimento epistemico”.

A coniare il termine “esaurimento epistemico” dal professor Mark Satta, docente di Filosofia presso la Wayne State University (WSU) di Detroit, Sati Uniti.

Lo studioso ha descritto nel dettaglio la natura del problema in un approfondito articolo pubblicato sulla rivista The Conversation. Innanzitutto ha spiegato che il termine “epistemico” deriva dalla parola greca episteme, che normalmente viene tradotta in “conoscenza”.

In parole semplici, l’esaurimento epistemico è un esaurimento legato alla conoscenza; più precisamente, si verifica quando la fruizione di nuove informazioni e la condivisione delle stesse – i processi alla base della conoscenza – sono alterate dal contesto in cui viviamo. Il professor Satta ha affermato che in questo momento ci sono tre fattori in grado di rendere stancante l’elaborazione delle informazioni, ovvero l’incertezza, la polarizzazione e la disinformazione.

 

 

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