Bisognerà aspettare la settimana prossima, cioè il monitoraggio del 27 novembre, perché queste avvengano, come ha stabilito un’ordinanza del ministro alla Salute Roberto Speranza che ha rinnovato le misure per le prime regioni messe in zona rossa il 6 novembre. L’unica a cambiare e diventare rossa dovrebbe essere l’Abruzzo ma per una sua decisione, non in base ai dati calcolati a livello nazionale.
Gli Rt scendono praticamente dappertutto e in 4 casi scendono sotto la soglia di 1, che coincide con il picco. Eccoli: Abruzzo 1,32, Basilicata 1,46, Calabria 1,06, Campania 1,11, Emilia-Romagna 1,14, Lazio 0,82, Liguria 0,89, Lombardia 1,15, Marche 1,17, Molise 0,94, Piemonte 1,09, Provincia Bolzano 1,16, Provincia Trento 1,03, Puglia 1,24, Sardegna 0,79, Sicilia, 1,14, Toscana 1,31, Umbria 1,06, Valle d’Aosta 1,14.
Già alcune Regioni sono sotto l’1, vuol dire che la curva dell’Rt sta scendendo, altre comunque ci sono molto vicine. L’Rt deve essere incrociato con il rischio, che è frutto della lettura dei 21 indicatori dei quali si discute in questi giorni con le Regioni. Questo parametro resta alto in ben 17 realtà. E’ per questo motivo che si deve osservare il dato dell’Rt dei casi sintomatici per classificare le varie zone regionali.
A fronte di un miglioramento del fattore che calcola la capacità di replicazione e quindi di diffondersi del virus, gli ospedali continuano a lavorare tantissimo per il Covid, riducendo così l’attività per gli altri pazienti. In 18 regioni, dicono i dati aggiornati in questo caso al 18 novembre, è stata superata almeno una soglia critica in area medica o in terapia intensiva. La prima come noto è del 40% di occupazione, la seconda del 30%.
“Quasi tutte le Regioni e province autonome hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese”, scrivono gli esperti.
“Nella maggior parte del territorio nazionale la trasmissibilità è compatibile con uno scenario di tipo 2 con alcune Regioni – scrivono dalla Cabina di regia – in cui la trasmissione è ancora compatibile con lo scenario 3. Si osserva una riduzione nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente suggerendo un iniziale effetto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale dal 14 ottobre 2020″.
Le cose vanno meglio, ma la trasmissibilità è ancora sopra 1 e questo comporta un aumento dei casi. “Questo andamento non deve portare ad un rilasamento delle misure o ad un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti”. Gli esperti continuano a suggerire ai cittadini di ridurre drasticamente le interazioni fisiche e di evitare i contatti con le persone al di fuori del proprio nucleo abitativo.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza, in vigore da oggi, con cui si rinnovano le misure relative alle regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta. La nuova ordinanza è valida fino al 3 dicembre, ferma restando la possibilità di nuova classificazione prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020.
Le regioni interessate sono le prime 4 dichiarate zona rossa (Lombardia, Piemonte, Calabria e valle d’Aosta) e due (Puglia e Sicilia) dichiarate zona arancione nella stessa data. Tutte mantengono, dunque, al momento la stessa classificazione e le relative restrizioni graduate.
“Con gli altri ministri europei – ha aggiunto Speranza – abbiamo proposto la necessità di rafforzare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il soggetto multilaterale che si occupa di salute e che, come tale, va rafforzato anche in una logica di riforma che provi ad aumentarne la trasparenza. Abbiamo bisogno di un Oms più forte, e la linea dell’Europa va in questa direzione, perché i problemi di salute non si risolvono solo in un paese”.
“I dati che iniziamo a ricevere – ha spiegato il Ministro – lasciano intravedere la luce in fondo al tunnel ma bisogna avere un approccio prudente. Abbiamo agenzie istituzionali, sia su piano europeo che nazionale, che dovranno seguire con la massima cautela le procedure di validazione di vaccini e cure, ma i dati che vediamo ci lasciano ben sperare. Potremmo essere nelle condizioni – ha aggiunto – nei primi mesi del 2021 di avere le prime dosi. La distribuzione vedrà come primi beneficiari il personale sanitario e poi le persone in ospedale e Rsa”.
Nella conferenza stampa del pomeriggio Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro ha inoltre precisato che “La probabilita di saturazione dei posti letto, anche quelli attivabili, a 30 giorni, si è un po’ allontanata. Ciò vale sia per area medica sia per terapia intensiva”.
Sia Brusaferro, sia Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità hanno poi invitato a non abbassare la guardia: “Si è aperto uno spiraglio significativo – ha deto Locatelli – ma non possiamo abbassare la guardia come fatto la scorsa estate perché gli indici di saturazione delle terapie intensive e dei posti letto sono ancora alti”.
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