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Barbieri e parrucchieri salernitani sul piede di guerra: ‘Non lavoriamo sereni’

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Un calo di almeno l’80%, nonostante ci sia la possibilità di lavorare ma con restrizioni che aumentano le difficoltà. E’ il pensiero unanime di barbieri e parrucchieri salernitani che, in questa seconda zona rossa, hanno sicuramente la possibilità di continuare a svolgere la loro attività lavorativa ma con una serie di restrizioni che rendono il lavoro sempre più difficile.

Lo scrive Le Cronache oggi in edicola. A complicare il tutto -si legge su Le Cronache – le disposizioni del prefetto di Salerno, diverse da quelle di Napoli che – di fatti – non ha concesso lo spostamento tra comuni per recarsi presso le attività di fiducia.

“Sicuramente è meglio stare aperti, non possiamo stare a casa senza lavorare ma il problema che nessuno ha attenzionato è che oggi, in zona rossa, hanno lasciato aperte attività come le nostre ma hanno chiuso i centri estetici”, ha dichiarato Enzo De Santis, titolare di Look Maker, con sede ad Ogliara.

Per De Santis, infatti, “bisogna capire perché da marzo ad aprile noi siamo stati chiusi. La vera domanda è questa, non possiamo sempre ragionare basandoci sugli aiuti concessi dallo Stato”.

Il lavoro intanto cala e mentre il prefetto di Napoli firma per lo spostamento tra Comuni mentre quello di Salerno no: “Credo non serva a nulla così – ha dichiarato ancora De Santis – Ho avuto un sacco di disdette per questi motivi anche se è vero che questi controlli frenetici non ci sono. I posti di blocco, controllo di autocertificazioni sono molto limitati ma le persone non vogliono rischiare, come giusto che sia. Io non lavoro solo con le persone di Ogliara ma anche con persone provenienti da altri Comuni e questo mi ha creato dei danni”.

Soprattutto rispetto allo scorso anno, il fatturato ha subito un crollo pari al 70% ma le spese ci sono e, in alcuni casi, sono ancora aumentate perché, ha sottolineato il titolare di Look Maker, “i dipendenti sono assicurati, bisogna lavorare in sicurezza, la sanificazione costante, materiale da fornire a collaboratori e clienti perché, ancora oggi, ci sono persone che ancora si presentano in negozio senza mascherine. È una perdita anche in questo senso e, cumulata, fa numero”.

La soluzione, per De Santis, era lasciare lavorare tutti, magari anche solo fino alle 17. “Hanno optato per la chiusura di alcune attività ma non vedo mezzi impegnati nella sanificazione e non ha senso. Ora, salvare il Natale lasciando i negozi aperti 10 giorni non è una soluzione, anzi, si rischia di arrecare ulteriore danno”, ha aggiunto. Sulla stessa linea di pensiero anche Sergio Casola, presidente della Cna Salerno e titolare de I Casola, nota catena di parrucchieri salernitani.

“La vera problematica è questa disparità relativa alle disposizioni dei prefetti: a Napoli è stato concesso lo spostamento fra Comuni mentre quello di Salerno no. Inoltre, mentre il Piemonte sta dando altre concessioni agli artigiani – perché non si parla più di parrucchieri e barbieri ma di artigiani – e non è possibile che un cliente debba rinunciare al suo negozio di fiducia solo perché in un altro comune – ha dichiarato Casola –

Se si consente l’apertura allora bisogna lasciarli lavorare, in grande sicurezza sicuramente altrimenti non ha senso. Questa disparità tra un comune, una provincia o una regione rispetto ad un’altra credo sia un errore inaccettabile”. Altra tematica da attenzionare, per Sergio Casola, riguarda invece la decisione di chiudere i centri estetici che stanno subendo un secondo stop dopo quello del primo lockdown.

Anche per I Casola, il danno economico è pari all’80% secco. “Capiamo il problema sanitario e la necessità di rispettare alcune norme ma propongo una zona rossa nazionale, facendo lavorare tutti fino alle 18. Solo così si può dare alle attività la possibilità di rimettersi in corsa perchè mentre prima erano delle chiacchiere ora è la verità: non c’è più un imprenditore o un artigiano che abbia soldi per poter soddisfare sia le esigenze familiari sia lavorative”, ha aggiunto infine Sergio Casola.

Doppio danno, perché ha due attività in una, per Gianluca Ricci, titolare de Il Brutto Anatroccolo costretto a chiudere il centro estetico e lavorare solo come parruc chiere. “La situazione è seria, stiamo lavorando ma pochissimo perché io ho tante clienti che vengono da fuori comune e ora c’è questa norma di non uscire dal proprio comune – ha dichiarato Ricci –

Molte mie clienti hanno disdetto, altre stanno ancora attendendo ma di conseguenza stiamo subendo un calo. Siamo in difficoltà un po’ tutti. Stare aperti così non ha molto senso, considerato che la nostra perdita è notevole: ho due attività in una, chiudendo il centro estetico hanno creato un danno economico molto più importante”.

Dunque, una parte del fatturato viene totalmente a mancare e se prima Il Brutto Anatroccolo riusciva ad accontentare anche 20 clienti al giorno oggi al massimo ci sono tre appuntamenti. “È una media che porta ad un crollo economico notevole, soprattutto paragonato a quello dello scorso anno. I miei dipendenti sono tutti in cassa integrazione, ho con me solo una dipendente che lavora qui da 8 anni. Per me la chiusura era giusta farla, totale, per 20 giorni ma non così perché non ha senso: siamo aperti ma con notevoli restrizioni”, ha aggiunto amareggiato Ricci.

Da qui la richiesta al prefetto di Salerno di uniformare le disposizioni, per evitare caos e confusione tra gli stessi clienti, sempre più spesso costretti a disdire gli appuntamenti a causa di precisazioni non molto chiare e lineari.

Fonte Le Cronache

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