Un processo che da un lato conferma l’efficacia delle restrizioni dell’ultimo Dpcm, dall’altro preoccupa esperti e governo sull’effetto psicologico che i passaggi in zona arancione, e man mano per tutti a dicembre in zona gialle, potrebbe avere con l’arrivo delle festività di Natale.
Il più temuto è l’esodo di massa che dal Nord porterebbe al Sud chi ha intenzione di trascorrere le feste in famiglia, contando sul divieto caduto di uscire dalla regione in cui si vive. Il rischio è di vanificare i sacrifici fatti finora, per questo secondo la Stampa il governo pensa di riscrivere le regole sulle tre fasce, introducendo con il prossimo Dpcm del 4 dicembre un limite agli spostamenti, almeno fino al 20.
Se ne discuterà innanzitutto oggi con la riunione della Cabina di regia, tra tecnici delle regioni e governo, perché il peso dell’Indice Rt nello stabilire i colori delle fasce sia meglio bilanciato con la pressione a cui sono sottoposti gli ospedali e al numero di contagi in base alla popolazione.
In questo modo il processo di scolorimento sarebbe più lento, aggiungendo poi nel prossimo provvedimento del presidente del Consiglio anche una sosta di due settimane in zona arancione per le regioni che potrebbero in teoria passare da rossa a gialla. Casi che possono interessare innanzitutto le prime messe in lockdown, cioè Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Calabria.
Spostamenti tra regioni dopo il 20 dicembre
La cautela su ogni possibile riapertura sta spingendo quindi la strategia del governo verso minime concessioni e sopratutto definite nel tempo. Escluse del tutto le vacanze sulle piste da sci, per gli spostamenti tra regioni sembra prevalere la linea più rigida, come anticipata dallo stesso ministro Roberto Speranza a Otto e mezzo su La7.
La previsione per il nuovo Dpcm è che a dicembre ci si potrà spostare fuori regione solo per i già noti motivi concessi con l’autocertificazione, quindi lavoro, salute o emergenze. Come ribadisce il Corriere delle Sera, solo in caso di curva dei contagi davvero bassa sarà possibile raggiungere i parenti più stretti, non prima del 20 dicembre e probabilmente con un Dpcm ad hoc, anche se non si è residenti e domiciliati nella casa di destinazione. Una deroga che potrebbe valere anche per le seconde case.
Negozi aperti fino alle 22
La concessione più volte dichiarata riguarderà i negozi, che potranno prolungare l’orario di apertura fino alle 22, quando scatta il coprifuoco. Nei weekend tornano a riaprire i centri commerciali. Niente da fare invece per bar e ristoranti, che difficilmente possono sperare di riaprire durante dicembre, considerando i rischi collegati a pranzi e cene fuori ancora troppo alti.
Sulle cene natalizie si attende invece un accordo a partire dalla maggioranza, con la riunione dei capidelegazione prevista oggi. Si tratta sul numero massimo di parenti a tavola per pranzi e cene natalizie, la soglia fissata potrebbe arrivare a sei o comunque non più di otto. Pasti che dovranno concludersi necessariamente entro le 22, orario fissato per il coprifuoco che non dovrebbe subire variazioni se non per le singole notti di festa, cioè il 24 e il 31 dicembre. In quei due casi l’ipotesi è di prolungare l’obbligo del rientro a casa non più tardi dell’1 di notte, permettendo così la partecipazione alle messa di Natale e lo scambio di auguri per il nuovo anno.
fonte Open.online.it