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Crisi, l’allarme delle imprenditrici (di Tony Ardito)

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Nel terzo trimestre di quest’anno, le imprese sono 1,3 milioni, pari al 22% del totale. Quasi 890mila operano nel settore dei servizi (66,5% del totale femminili), oltre 151mila in quello dell’industria e circa 208mila nel settore primario.

Il 96,8% sono micro imprese con meno di 10 addetti (circa 1 milione e 293mila), 39mila sono piccole con 10-49 addetti, mentre le medio-grandi sono poco più di 3mila, pari allo 0,3% del totale delle imprese femminili. Al Centro-Nord si trovano circa i due terzi delle imprese rosa (849mila, pari al 63,6%). Circa 487mila (il 36,4%) hanno sede invece nel Mezzogiorno.

Dopo anni in cui in ogni trimestre le imprese femminili segnavano crescite superiori alle imprese dell’altro sesso, tra aprile e settembre questa maggiore velocità si è praticamente annullata, soprattutto per effetto di una caduta più marcata della nascita di nuove imprese nel secondo trimestre.

Made in Italy, turismo e cultura sono i settori che registrano il calo maggiore di iscrizioni di nuove imprese rosa nel semestre aprile settembre 2020 (rispetto al medesimo semestre 2019): lavorazione dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, ecc. -51%), alloggio e ristorazione (-42,8%), sistema moda (-42,6% nel tessile, abbigliamento e calzature), cultura e intrattenimento (-39,7%). Unico settore in decisa crescita: Media e comunicazione (+34,7%).

Una indagine condotta da Unioncamere nel mese di ottobre su un campione di 2.000 imprese manifatturiere e dei servizi mostra chiaramente che anche la risposta alla crisi, da parte delle imprenditrici, è stata in qualche modo diversa da quella degli imprenditori.

Se il calo della domanda è l’elemento critico più segnalato in entrambi i casi, le donne mostrano di avere maggiori problemi di liquidità e di approvvigionamento delle forniture. Le imprenditrici lamentano poi maggiori difficoltà legate al calo dell’occupazione, più vincoli nell’accesso al credito e problematiche di carattere tecnologico.

Il non semplice rapporto con il credito e i problemi di liquidità generati dall’emergenza sanitaria si riflettono sul maggior utilizzo, da parte delle imprenditrici, di tutte le misure di sostegno messe a disposizione in questi mesi. Se oltre la metà delle imprese lamenta una riduzione del fatturato 2020, le donne si mostrano più caute degli uomini riguardo a un rapido ritorno ai livelli produttivi precedenti all’emergenza sanitaria.

Di fronte alle criticità e ai cali produttivi, le misure di ristoro destinate a fronteggiare la carenza di liquidità e il pagamento dei costi fissi sono richieste soprattutto dalle imprese femminili (28% contro 20%). Più degli uomini, le donne chiedono misure di accesso al credito e supporto per la digitalizzazione.

Tony Ardito

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