La Carta europea dei (diritti) del Suolo – scritta nel 1972 – afferma che “Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della terra”. Il suolo è una sottile pellicola che ricopre una parte della superficie dei continenti. È composto da particelle minerali, sostanza organica, acqua, aria ed organismi viventi ed è una risorsa limitata che si distrugge facilmente.
Il suolo si forma lentamente attraverso processi fisici, fisico-chimici e biologici, ma può essere distrutto rapidamente in seguito ad azioni sconsiderate; la sua fertilità può essere aumentata ma, una volta distrutto, può impiegare secoli per ricostruirsi.
L’espansione delle città e delle infrastrutture, il degrado delle aree periurbane e l’abbandono dei territori collinari e montani in trent’anni hanno fatto perdere il 20% della superficie agricola utilizzata (Sau).
Il suolo poi si perde anche per via dell’erosione naturale e dei cambiamenti climatici, circostanze che potranno ridurre i raccolti globali fino al 50% in alcune aree del Paese, se non si interverrà con determinazione. C’è altresì il rischio desertificazione che interessa il 21% della superficie agricola italiana, di cui il 41% appartiene alle aree del Mezzogiorno.
Il suolo è una risorsa preziosa, di fatto non rinnovabile. Meno superfici dedicate all’agricoltura si traducono in meno fertilità dei terreni e in meno cibo; tutto ciò a fronte di una popolazione mondiale in aumento che, all’inverso, richiede maggiori derrate alimentari.
Secondo Confagricoltura, il World Soil Day deve essere l’occasione per acquisire consapevolezza del ruolo chiave che svolge l’impresa agricola sana, vitale e produttiva, nella gestione del terreno in un contesto pesantemente influenzato dall’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici. Green Deal, Farm to Fork, la futura Pac, le politiche di coesione, il nuovo programma nazionale della ricerca e, in primis, il Recovery plan, rappresentano le grandi opportunità da cogliere per salvaguardare e vitalizzare la risorsa suolo.
A rischiare più di tutti gli effetti negativi del consumo di terreno agricolo è proprio la biodiversità. L’Italia, con i suoi oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali, è particolarmente esposta.
Prodotti che per volumi ed estensione territoriale non rientrano tra quelli tutelati a livello Ue dai marchi Dop e Igp, ma rappresentano veramente la storia e la ricchezza del nostro agroalimentare. Tali copiose specialità della terra, attualmente sono coltivate da poche aziende agricole, le quali ne custodiscono la memoria. Di queste, una su quattro, è appunto a rischio scomparsa.
Tony Ardito