La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività a pranzo è vanificata – sottolinea Coldiretti Campania – dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne, riducendo peraltro la pressione e gli assembramenti nelle città.
Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.
Si tratta dunque di una misura illogica ed insostenibile che colpisce gli agriturismi che – continua Coldiretti Campania –per la crisi generata dalla pandemia hanno giù perso oltre il 40% del fatturato annuale. I limiti imposti per le festività di fine anno arrivano dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua, mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune aree rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi.
A rischio è un sistema che fattura in Campania quasi 30 milioni di euro all’anno tra ristorazione e ospitalità. Nella regione l’offerta agrituristica – prima delle prescrizioni anticovid – poteva contare su circa 24 mila coperti per la ristorazione/degustazione e circa 5 mila posti letto al coperto, a cui vanno aggiunte le quasi 700 piazzole per il camping.
In provincia di Salerno gli agriturismi dispongono di 7.500 coperti e i 1.900 posti letto. Nel Sannio si superano i 5.000 coperti e si sfiorano i 1.000 posti letto. Poi Napoli con i quasi 3.900 coperti e 740 letti. Nelle province di Avellino e Caserta con circa 3.700 coperti e 690 letti ciascuna.