Ebbene, dopo quasi tre anni dall’evento, il CODACONS è stato ammesso parte civile dal GUP Dott. Pellegrino del Tribunale di Salerno nel processo partito a carico dei responsabili nonché dei direttori tecnici e dei lavori dell’impianto di depurazione situato nel Comune di Capaccio gestito dalla società a.s Paistom.
L’Avv. Marchetti che si è costituito per il Codacons, dichiara: “Ricordate i milioni di pezzi finiti in mare nei primi mesi del 2018? Dischetti di plastica che si sono riversati sulle spiagge del Mar Tirreno da Capaccio (luogo di partenza) fino alla Sardegna, Corsica e Ville France sur la Mere (Nizza); determinando una compromissione e un deterioramento di acqua, terra, compromettendo lo stato ambientale di innumerevoli parchi marini”.
“Pezzi di plastica che sono stati ingeriti dagli animali, addirittura, con conseguenze letali. I fatti sono stati considerati talmente gravi dal PM che nel corso dell’udienza ha chiesto ed ottenuto la modifica del capo di imputazione da inquinamento ambientale a disastro ambientale ai sensi dell’art. 452 quater c.p..”
L’avv. Marchetti continua: “L’ ammissione come parte civile a questo processo ove tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio, sugella ancora una volta il grande lavoro svolto dal Codacons Campania nel contrastare i reati ambientali anche attraverso denunce, azione collettive, partecipazioni a processi ed altro. Non si può negare che il lavoro del Codacons in questi anni, seppur con tutte le difficoltà specifiche della lotta agli autori dei reati ambientali, ha contribuito a creare una nuova consapevolezza per la salvaguardia del proprio territorio.
A tal proposito non ci resta che constatare l’assenza delle parti civili Comune di Capaccio-Paestum e dell’Ente Parco del Cilento, che ad ogni modo sono ancora in tempo
perché il processo dinnanzi al collegio si aprirà a metà Febbraio; senza ombra di dubbio lanciamo un appello sin da ora alla loro costituzione di parte civile.”
IL PROCESSO
Sono stati rinviati a giudizio gli 8 indagati per il disastro ambientale che nel 2018 si verificò a Capaccio Paestum, quando dal depuratore di Varolato fuoriuscirono milioni di dischetti carrier finiti per gran parte in mare. La decisione è giunta ieri dal Gup del Tribunale di Salerno che, dunque, ha accolto la richiesta della Procura.
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