Con due deroghe, comunque stringenti: è possibile allargare gli incontri di famiglia al massimo a due “congiunti stretti”, ad esempio genitori anziani, con la raccomandazione della mascherina. E sarà consentito celebrare le messe, rispettando alcuni limiti orari già in vigore per il coprifuoco. Esclusi dal giro di vite, invece, le date feriali del 28, 29 e 30 dicembre.
È un compromesso. Soggetto ancora all’approvazione di Italia Viva, che ostentatamente diserta il lungo summit tra capidelegazione a Palazzo Chigi e, a sera, boicotta un incontro notturno che Giuseppe Conte prova a organizzare per approvare entro domani il dpcm. Matteo Renzi infatti chiede a Teresa Bellanova, rientrata da Bruxelles, di non andare e presentarsi direttamente oggi con lui per la riunione sulla verifica di governo.
Un compromesso, ma comunque al rialzo per i rigoristi, che si scontrano per cinque infinite ore con l’avvocato. Ostile alla zona rossa, ostile a un blocco lungo del Paese, ostile pure a nuovi limiti per fermare il previsto esodo del 19-20 dicembre. Le prenotazioni sono in piedi, sostiene il capo dell’esecutivo, le ferie programmate, non possono essere fermate. Eppure, la media dell’ultima settimana parla di 634 morti (ieri erano 680) e i contagi sembrano in risalita. L’allarme, nel mondo, altissimo. Per questo, la richiesta iniziale di Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia – supportati dai 5S – è quella di bloccare tutto dal 21 dicembre al 6 gennaio, o quantomeno dal 24 al 6.
Conte si oppone, strenuamente. Non vuole un lockdown di due settimane. Sul tavolo finiscono ragioni e toni degli scontri più duri: la responsabilità pesante da assumersi di fronte al Paese, gli ospedali al collasso, l’impossibilità di curare tutti i malati a cui servono le terapie intensive, il rischio di complicare la campagna vaccinale, la necessità di non riaprire le scuole in presenza il 7 gennaio, ma anche crisi economica e rabbia sociale. Si ipotizzano controlli nelle case, subito scartati perché impraticabili. “Abbiamo il dovere di intervenire oggi senza esitazioni – è la linea Maginot di Franceschini – per salvare vite umane domani”.
Alla fine, si raggiunge un punto di intesa. E il capo dell’esecutivo è costretto ad accettare vacanze di Natale per lo più in lockdown, per “scongiurare la terza ondata”. La zona rossa varrà per otto giorni, mentre per il resto delle feste dovrebbero restare in vigore le regole dell’area gialla: ristoranti aperti a pranzo, negozi tutto il giorno, coprifuoco alle 22. Dovrebbero, perché i rigoristi premono per prevedere in quelle date una zona arancione, con limiti alla circolazione extra comunale. Proprio a questo scenario si oppone Conte. E forse Bellanova, il cui partito però assicura adesione alle regole, “se chiare e coerenti”. Di certo, la renziana pretenderà ristori totali per i ristoranti.