Cosa resta oggi del grido di speranza di speranza di De Filippo? Quando la guerra era conclusa e la Napoli del dopoguerra fronteggiava l’amaro problema della tragedia e la voglia di risollevarsi, c’era il desiderio di guardare al futuro e una forza di volontà senza precedenti. Oggi in Campania regna sovrana l’incertezza, tante categorie produttive ma anche cittadini comuni vedono tutto nero.
Quel colore che non è poi così scuro perché a livello istituzionale lo hanno definito arancione. Come la famosa zucca di halloween, o la distorsione del termine del governatore, che ha sancito l’inizio di una stagione di clausura per i campani.
I tre giorni di zona gialla svaniscono nel giro di pochissime ore, l’ora d’aria ai cittadini non viene concessa e i rifornimenti delle attività che si preparavano alla riapertura finiscono nei congelatori o nei cassonetti. Restammo distanti ieri per abbracciarci più forte domani, ma il problema diventa quel domani irragiungibile quasi utopico.
Tutti i campani emigrati che si preparavano all’esodo del 20 dicembre sono inermi e non sanno se scaricare i veicoli o salire sul treno. La Campania resta così come è, il motivo e il fine vengono lasciati alla libera interpretazione dei singoli.
Dobbiamo scongiurare la terza ondata ma non riusciamo a comprendere se la seconda è andata via, dobbiamo essere pronti per il piano di vaccinazione ma non sono ancora arrivati manco quelli anti-influenzali. Il popolo vige nella più totale incertezza e le istituzioni sono sempre meno rassicuranti.
I sacrifici e le limitazioni sono state rispettate, l’indice è calato ma tutti chiedono spiegazioni sull’accanimento del governatore verso i campani. E a gennaio che colore sarà la regione ? La nottata di cui parlava Eduardo nel 45 non passa e lascia spazio al chi vivrà vedrà !
di Olindo Nuzzo