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Campania, un arancione che sa di nero

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Le cose restano così come sono fino al 24, ma il governatore non esprime altro. Al popolo chi ci pensa?
Cosa resta oggi del grido di speranza di speranza di De Filippo? Quando la guerra era conclusa e la Napoli del dopoguerra fronteggiava l’amaro problema della tragedia e la voglia di risollevarsi, c’era il desiderio di guardare al futuro e una forza di volontà senza precedenti. Oggi in Campania regna sovrana l’incertezza, tante categorie produttive ma anche cittadini comuni vedono tutto nero.
Quel colore che non è poi così scuro perché a livello istituzionale lo hanno definito arancione. Come la famosa zucca di halloween, o la distorsione del termine del governatore, che ha sancito l’inizio di una stagione di clausura per i campani.
I tre giorni di zona gialla svaniscono nel giro di pochissime ore, l’ora d’aria ai cittadini non viene concessa e i rifornimenti delle attività che si preparavano alla riapertura finiscono nei congelatori o nei cassonetti. Restammo distanti ieri per abbracciarci più forte domani, ma il problema diventa quel domani irragiungibile quasi utopico.
Tutti i campani emigrati che si preparavano all’esodo del 20 dicembre sono inermi e non sanno se scaricare i veicoli o salire sul treno. La Campania resta così come è, il motivo e il fine vengono lasciati alla libera interpretazione dei singoli.
Dobbiamo scongiurare la terza ondata ma non riusciamo a comprendere se la seconda è andata via, dobbiamo essere pronti per il piano di vaccinazione ma non sono ancora arrivati manco quelli anti-influenzali. Il popolo vige nella più totale incertezza e le istituzioni sono sempre meno rassicuranti.
I sacrifici e le limitazioni sono state rispettate, l’indice è calato ma tutti chiedono spiegazioni sull’accanimento del governatore verso i campani. E a gennaio che colore sarà la regione ? La nottata di cui parlava Eduardo nel 45 non passa e lascia spazio al chi vivrà vedrà !
di Olindo Nuzzo
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