I venticinque scatti che Corradino Pellecchia, ha realizzato nei giorni precedenti a questo anomalo Natale, testimoniano di un momento fermo della nostra esistenza, del senso coatto che la malattia pandemica, ci costringe a vivere. Documentano i luoghi topici degli incontri cittadini, gli spazi nei quali, da tempo, abbiamo atteso la grande festa dell’anno: sono immagini che specchiano le ansie che avvolgono d’incertezza lo sguardo sul futuro.
Il futuro non è più il tempo di una coniugazione, diventa il grigio luogo dell’attesa. La fotografia, come tutte le arti e la scienza, non disperde la sua capacità di affermare un tempo nuovo, perché su di esso si fonda l’avvenire come tempo di concretezza.
Pellecchia narra di una Salerno svuotata, di ritmi lenti, di spazi chiusi: anche se la sua mano ferma l’istante, lo sguardo va oltre, entra nella vita, nel vivo desiderio che spinge la comunità ad incontrarsi.
Corradino Pellecchia, salernitano, laureato in Giurisprudenza, operatore multimediale, si è dedicato alla fotografia agli inizi degli anni settanta, orientandosi verso una ricerca di tipo antropologico nell’entroterra campano e lucano. Le sue più recenti proposte sono ispirate ad una ricerca sul colore. Ha esposto in moltissime gallerie in Italia e all’estero. Collabora a giornali e riviste specializzate ed ha pubblicato, da solo e con altri, diversi volumi.
Tra le pubblicazioni, realizzate con Franco Siano, si segnalano: Aglo (1977); Le botteghe degli artigiani (1987); La Casa felice (1988); Piazza dei presepi (1989); Sulle orme di Pan (1990); Gira-sole (1992); Cinquant’anni fa a Salerno. La notte dell’Apocalisse (2004).