«Questo è un grande momento in un anno molto difficile, a Oxford siamo felicissimi, è un risultato straordinario in tempi molto brevi, un segno di speranza», ha detto Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group. «Là fuori, negli ospedali, la situazione è critica. La squadra vuole ringraziare tutti coloro che hanno lavorato duro per ottenere questo risultato, grazie ai volontari di tutto il mondo».
Dai dati che emergono dall’agenzia braitannica, la MHRA, il dosaggio approvato è di due dosi piene, con il richiamo da effettuare in un periodo dalle 4 alle 12 settimane dopo la prima iniezione: un particolare importante (sotto spieghiamo il perché).
Il vaccino, che presenta numerose differenze rispetto a quelli di Moderna e di Pfizer-BioNTech, non è ancora stato autorizzato dall’Autorità per il farmaco dell’Ue, l’Ema.
Nella giornata di martedì, il vicedirettore dell’Ema, Noel Wathion, aveva detto che l’autorizzazione in Ue è «improbabile» nel mese di gennaio. «Non hanno ancora fatto domanda», aveva spiegato, sottolineando come servissero «altri dati sulla qualità del vaccino». Il ministro della Salute britannico Matt Hancock, citato dall’agenzia Reuters, aveva detto di aver già ricevuto da AstraZeneca e Oxford tutti i dati necessari.
Al momento, dunque, la Gran Bretagna ha autorizzato per l’uso tre vaccini (Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca-Oxford), l’Unione europea uno (Pfizer-BioNTech) Sul vaccino di Moderna, approvato in Usa il 18 dicembre, l’Ema si pronuncerà il 6 gennaio. (Qui avevamo spiegato come avesse fatto l’Autorità britannica ad approvare così in anticipo, rispetto all’Unione europea, il vaccino di Moderna).
Le prime dosi dovrebbero essere somministrate a partire dal 4 gennaio.