Sono queste le tre principali ragioni alla base della decisione di una apertura lenta e a tappe della didattica in presenza contenuta nella prima ordinanza del 2021 della Regione Campania.
I tre problemi, si legge nell’ordinanza, sono stati evidenziati nella relazione dell’Unità di crisi regionale emessa dopo la riunione del 4 gennaio: gli esperti ricordano anche che recenti studi hanno ulteriormente suffragato l’efficacia, in ottica preventiva, di misure di contenimento e limitazione delle cosiddette ‘matrici dei contagi’ connesse alla interazione in ambiente scolastico e alle relazioni interpersonale in ambito extrascolastico.
L’avvio delle prime due classi delle elementari e delle materne è stato differito all’11 gennaio “per consentire un’organizzazione e ripresa ottimale di tutti i servizi connessi come mensa, sanificazione e trasporto”.
Per tutte le altre classi il ritorno in presenza potrà essere “tendenzialmente rivalutato” solo a partire dal 18 gennaio per la terza, quarta e quinta della scuola primaria e dal 25 gennaio per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
LA REPLICA DELLA AZZOLINA. “Se si hanno contagi altissimi posso anche capire, ma allora se si chiude la scuola si deve chiudere tutto il resto, anzi la scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere. Se i contagi non sono alti, e ne abbiamo territori così, la scuola deve restare aperta: decisioni diverse non sarebbero comprese; la scuola ha un ruolo fondamentale, parliamo del futuro delle giovani generazioni che devono essere nel cuore delle istituzioni”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a Rai News24.