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Quel punto che punto non è (di Giuseppe Fauceglia)

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Nei nostri pensieri e finanche nell’esperienza quotidiana ci imbattiamo di frequente in un “punto”, ne facciamo uso non solo nella scrittura, ma pure nei rapporti quotidiani, pur non escludendo la teoria del “punto fisso”, di natura prevalentemente tipologica e significazione di una definitività a volte smentita dai fatti.

Il sen. Matteo Renzi aderisce, invece, al paradosso di Zenone, che assume il carattere elusivo dell’idea di “punto”, tanto che nel paradosso della pluralità il “punto” finisce per non avere né grandezza né dimensione ovvero in sé resta “nullo”.

Così nell’attuale infinito dibattito politico, le frasi imperative e definitive del sen, Renzi non sono “punti”, ma al più “virgole” o, a tutto concedere, “punti e virgole”, e il periodare continua senza interruzioni e senza ordine logico (un po’ come la famosa lettera di Peppino e Totò !).

Sarebbe, invece, auspicabile che agli italiani venisse concessa la libertà di riscoprire una nozione solida del “punto”, tanto da consentire  un nuovo “periodo”, che il pessimismo della ragione già mi fa intravedere come non molto dissimile dall’attuale, ma che l’ottimismo della volontà, che  realizza un bisogno antropologico di immaginazione etico-politica, mi induce a configurare come una proposta di cambiamento.

Che, poi, il cambiamento non possa avvenire in questa fase così perigliosa e grave, mi pare un ossimoro argomentativo. L’impatto non affrontato della pandemia, le scelte conseguenti sull’utilizzo delle misure ed aiuti economici che vengono offerti dall’Unione Europea, la stessa necessità di superare le sotterranee divisioni tra alcuni Paesi dell’Unione, con i loro pericolosi egoismi nazionali, mi paiono piuttosto buone ragioni per iniziare un nuovo “periodo”, piuttosto che mantenere in vita una sconclusionata operatività ed una costituzionalità  sgrammaticata.

Assistiamo ad una politica cromatica (Regioni rosse, arancioni, gialle, gialle attenuate e bianche) che traduce in sé l’essenza del nulla, tanto che lo sconforto invade i cittadini nell’interpretare confuse indicazioni, alle quali, poi, neppure si accompagnano idonee misure attuative. E’ sufficiente far riferimento alle molteplici conferenze stampe di un sempre più narcisista Presidente del Consiglio e del sempre più inutile ed inconcludente Commissario Arcuri per comprendere la gravità del momento storico che stiamo vivendo.

Nonostante i proclami diffusi dalle TV di regime ed accompagnati da una stampa sempre più pericolosamente ossequiosa, non abbiamo ancora un piano vaccinale degno di questo nome (si stima che se si procede con i ritmi attuali della vaccinazione, tra circa due anni sarà vaccinata l’intera popolazione), non vengono effettuati tamponi in misura tale da consentire una mappatura della diffusione del virus; il tasso di letalità non diminuisce affatto (anzi è  superiore alla media europea in confronto con il numero di abitanti dei singoli Stati), siamo in grave ritardo nel predisporre il piano necessario per fruire degli aiuti europei e le poche tracce indicate trascurano del tutto gli interessi delle nuove generazioni, siamo in presenza di una legge di bilancio che aumenta in misura spaventosa il deficit (che peserà irrimediabilmente sulle generazioni future) con la previsione di inutili bonus a pioggia senza alcun vantaggio per lo sviluppo e per la ripresa, non si affronta compiutamente il nodo delle strutture sanitarie.

In questo quadro, sicuramente grave,  ma altrettanto prevedibile sin dal luglio dello scorso anno, il Governo manifesta la sua Insufficienza, Inefficienza, Incoscienza e Inconsapevolezza (si tratta di “4 I” che pesano sul nostro futuro). Abbiamo ascoltato in questi mesi le petizioni di principio che hanno affermato che questo è il miglior Governo, con i migliori Ministri reperibili sul “mercato” politico e con il miglior portavoce del mondo (tal sig. Casalino).

Ora, invece, ci troviamo ad assistere alla pantomima della politica, in cui il Partito Democratico è attento a mantenere ben saldo un potere acquisito in assenza di un consenso elettorale, il sen. Renzi ( Italia Viva) a lanciare proclami ultimativi seguiti dal nulla (se non il mero ricambio di alcuni Ministri), il Movimento 5Stelle, diviso e frastornato nella sua inconcludenza, a difendere Ministri (come quello dell’ Istruzione e della Giustizia) che hanno dimostrato la loro completa insufficienza.

Tutti temono l’ira degli italiani, ma, pur di non affrontare il loro giudizio, erigono barricate e bastioni difensivi a tutela di scranni parlamentari che sarebbero, specie con la riduzione del numero di deputati e senatori, destinati a perdere (insieme alle indennità e compensi che nei prossimi due anni si aggirano in media a circa 360.000,00 euro cadauno).

Se questo è il quadro, allora resta evidente che abbiamo la necessità che venga posto un “punto” definitivo e certo, così consentendo un nuovo “periodo”, che normalmente segue ad un vero “punto e a capo”.

Così come un nuovo periodare si impone anche nelle singole realtà locali, senza farsi ammaliare da apparenti contrasti, variamente manifestati in scene di puro cabaret, rispetto alle scelte del Governo, perché esiste una indubbia comunione di interessi che gli elettori, nonostante la palese insufficienza propositiva delle opposizioni, non potranno ignorare.

Giuseppe Fauceglia

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