Intendo, invece, sviluppare una riflessione di “metodo” sulla prossima competizione elettorale al Comune di Salerno, muovendo dalla constatazione che da oltre 25 anni, un periodo lunghissimo, questa Città è amministrata sostanzialmente da un’unica “guida” che, sia pure operosa, non può non scontare l’usura del tempo e l’affermazione di un consolidato gruppo di interessi (in sé fenomeno legittimo) cui sono conseguite anche scelte urbanistiche non corrispondenti, a volte, alle esigenze del territorio.
Debbo constatare che mentre le formazioni politiche della sinistra-centro hanno dato univoca indicazione per ricandidare alla carica di primo cittadino l’arch. Napoli, le forze di opposizione o di segno alternativo latitano nella più assoluta incongruenza.
E’ il caso di fare alcune osservazioni. Salerno non ha mai conosciuto una vera opposizione (se si esclude qualche iniziativa sporadica di singoli consiglieri comunali) al consolidato gruppo di potere che amministra la città.
Spesso i candidati sindaci dell’ opposizione sono passati nella maggioranza, adducendo motivazioni, invero non degne di rilievo, e sostanzialmente tradendo il mandato elettorale ricevuto.
Ma questo non mi pare essere un elemento rilevante, posto quanto siamo costretti a verificare nella formazione di variopinte maggioranze parlamentari, dal vago sapore “mastelliano”: il “tradimento” degli elettori appare come una virtù, piuttosto che come un vizio.
Quello che resta più sconcertante nel panorama locale è, invece, il moltiplicarsi di candidature singole, senza un disegno politico-amministrativo vero, fondate più sul limitato appeal di qualche candidato che sulla imprescindibile necessità di fondare un progetto che guardi, oltre che all’immediato, al futuro.
Ciò è derivato innanzi tutto dall’assenza di una vera e propria guida nel centro-destra, influenzato e determinato dalla ingombrante presenza di leader nazionali che si sono praticamente disinteressati delle vicende locali, anzi a volte hanno contribuito all’isolamento di quegli uomini e di quelle donne capaci di offrire un contributo allo sviluppo di un’opposizione forte ed autorevole.
Stesso discorso è da farsi per l’inesistente movimento pentastellato, che ha in breve tempo bruciato ed isolato quei soggetti in grado, in teoria, di offrire un contributo concreto nell’ affrontare i problemi della comunità ( penso alla vicenda che ha interessato l’avv. Oreste Agosto).
Altri hanno preferito, come il giovane Dante Santoro, scegliere la strada di un percorso personale ed individualista, dando successivamente luogo ad un vero e proprio “salto della quaglia” in altre e, in precedenza, ritenute incompatibili, formazioni politiche.
Vi è, però, che ognuno dei variopinti soggetti che si muovono sulla scena cittadina non ha avanzato alcuna seria ed articolata proposta politica, se non quella – come nelle passate elezioni – di mettere a mare un’imbarcazione che ha prodotto un consenso elettorale da prefisso telefonico.
Stesso discorso va sviluppato, sia pure con le dovute differenze qualitative, per le aggregazioni che stanno nascendo nel centro (sinistra), anche queste non sono riuscite a mettere da parte pregiudizi e convenzioni ad escludendum, così rinunciando ad aggregare tutti quei movimenti e quei partiti che avrebbero potuto dare un contributo, anche elettorale, alla formazione di un unico fronte.
Mi pare, cioè, che più che unire intorno ad una proposta sintetica ma efficace, con tre o quattro punti qualificanti, tutti preferiscono “dividere” e “distinguere”, restando in tal modo destinati alla sconfitta o alla marginalità elettorale.
Il narcisismo imperante sembra prendere la scena nella presunta opposizione, e si assiste ogni giorno alla candidatura personale di ex consiglieri comunali e di qualche professionista, non comprendendo se ciò rappresenti una mera esigenza di “apparire” oppure manifestazione di un tremendo cupio dissolvi. Invece, sarebbe stato opportuno, abbandonare aspirazioni personali, egoismi e ormai vuote ragioni di appartenenza.
Non è il caso di nascondere che tanto resta anche il frutto dell’assenza di una vera e propria borghesia “civile” che in questa città si impegni direttamente in politica, essendo piuttosto attratta dalle prebende che, di volta in volta, vengono offerte da un “potere” sostanzialmente unipersonale.
In assenza di una credibile ed unitaria alternativa, da costruire intorno ad un giovane competente e capace, gli elettori che non condividono le scelte amministrative, saranno costretti a non andare a votare oppure a confermare, turandosi il naso alla Montanelli, l’attuale maggioranza, perché, come amano ripetere i nostri vecchi, “chi lascia la via vecchia per trovare le nuova, conosce quello che lascia ma non conosce quello che trova”.
Giuseppe Fauceglia