Il metodo del codice ATECO è una chiara ed evidente distorsione da “subire” per migliaia di imprenditori che contribuisce a rendere poco chiara ed ancora più difficile la fase della cosiddetta ripartenza, dichiara il presidente provinciale Raffaele Esposito, continuare ad utilizzarlo vuol dire lasciare migliaia di imprese nell’incertezza normativa, visto che possono avere un codice di attività ‘prevalente’ che non corrisponde alla totalità dei servizi offerti.
Ci si perde tra i meandri delle cifre e della continua burocrazia, oggi ad esempio un imprenditore con l’attività di bar-pasticceria con codice ATECO 56.3, ovvero quello dei bar, deve chiudere alle 18.00 ma i suoi colleghi con un’attività di pasticceria con codice Ateco 56.1, che offrono anche un servizio bar come attività non prevalente potranno continuare a vendere fino alle 22.00, anche gli alcolici.
Stessa condanna per gli esercenti che vendono bottiglie di vino: enoteche, bottiglieri e similari con codice Ateco 47.25 sono costrette a chiudere, ma minimarket e supermercati, dove è certamente possibile comprare gli stessi prodotti, restano tranquillamente aperti e diventano spesso, lo abbiamo registrato su indicazione di molti imprenditori che hanno subito le chiusure in diverse aree della nostra provincia, ritrovo abituale di incontrollati aperitivi serali.
In questa fase molto delicata della politica nazionale con una crisi che il mondo economico e produttivo stenta a comprendere e che si aggiunge a quella sanitaria ed economica, conclude il presidente Esposito, si dovrebbe avere l’umiltà ed il coraggio di intraprendere azioni condivise e concertate a livello verticistico per aiutare tutti i settori delle PMI, degli esercenti e delle p. Iva che sono al limite del collasso e disinnescare la miccia della bomba sociale.