I voti a favore sono stati 156, con un margine di sette voti superiore alla maggioranza che era fissata a quota 149. “Se non ci sono i numeri il governo va a casa”, ha detto nel pomeriggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte proprio nel giorno più difficile per il suo esecutivo. I senatori di Italia viva si sono astenuti mentre, a sopresa, due senatori di Forza Italia, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin , hanno votato sì alla fiducia, come fatto ieri alla Camera dall’ormai ex azzura Renata Polverini.
Dal leader di Iv, Matteo Renzi, ancora una volta nel pomeriggio è partito un duro attacco al premier per il “mercato indecoroso di poltrone” e ha chiarito: “Serve un esecutivo pià forte”. Parole a cui il premier, altrettanto duramente, ha replicato: “Sono sempre stato disponibile al dialogo, ma Iv ha scelto la via dell’arroganza”. E ha annunciato: “Se avremo la fiducia sarà rafforzata la squadra di governo”.
Tornando ai voti, i renziani, come già avvenuto ieri alla Camera, si sono astenuti. La linea è stata decisa nel pomeriggio in un’assemblea, anche se nel gruppo di Italia viva i senatori Ernesto Magorno e Gelsomina Vono avevano espresso la volontà di votare no. Dello stesso parere anche una nutrita pattuglia di altri renziani. I senatori del Misto, Pier Ferdinando Casini e Mario Monti, hanno annunciato invece che diranno sì alla fiducia, come l’ex 5S Gregorio De Falco.
L’Udc, invece, sta votando no come il centrodestra. “Non cercate volenterosi, ma complici per non perdere poltrona”, l’attacco del leader della Lega Matteo Salvini rivolgendosi a Conte. Che poi ha citatouna frase schock nei confronti dei senatori a vita (in Aula presente Liliana Segre, accolta in mattinata da un lungo applauso) pronunciata, sostiene, da Beppe Grillo: “O non muoiono mai o muoiono troppo tardi”, ha detto suscitando le proteste di maggioranza e opposizione.
Nel suo discorso Conte questa mattina ha rinnovato l’appello ai volenterosi che hanno a cuore il destino dell’Italia, ha ricordato Emanuele Macaluso, storico dirigente comunista scomparso oggi e ha citato Mattarella. Poi ha fatto un richiamo a quel “progetto di Paese di quei 29 punti” programmatici presentati all’inizio dell’esperienza di governo e rivendica che “c’era una visione e una forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia”.
Alla sua maggioranza, il presidente anche parlando a Palazzo Madama ha riconosciuto che “è riuscita a dimostrare grande responsabilità”. E ha affrontato il tema della crisi: “È complicato governare con chi dissemina mine nella maggioranza” e ha ricordato che la riforma della legge elettorale verso il proporzionale si farà “con il Parlamento”.