buono fatto da Di Tacchio è soci diventa concreta davanti all’involuzione di gioco, rendimento e risultati.
Dove è finita quella Salernitana brutta, sporca e cattiva, per dirla alla Mezzaroma, che superava limiti tecnici e strutturali e vinceva partite a volte impossibili? Ciò che preoccupa, in questo momento, è il livello di autostima di un gruppo che ora si ritrova a dover gestire la prima crisi con tre sconfitte di fila sul groppone. Tutto questo toglie serenità ed aumenta il carico di responsabilità e tensione. La gara con il Pescara che chiude il girone d’andata obbliga la Salernitana a fare risultato non tanto per restare agganciata alle prime posizioni ma per ritrovare quella fiducia nei propri mezzi che è venuta incredibilmente meno nelle ultime partite. In tutto questo c’è il mercato che non aiuta.
Da un lato una serie di giocatori non più utili alla causa ed in lista di sbarco e che riducono al minimo le scelte del mister. Dall’altro le esigenze di cambiare passo in attesa di rinforzi utili al progetto. Rinforzi di qualità e pronti ad essere impiegati dall’allenatore per alimentare lo sforzo fatto nelle precedenti 18 giornate. Che la Salernitana fosse incompleta lo si sapeva dal principio ora tocca alla società fare la sua parte provando, almeno una volta, a rispettare le ambizioni e le legittime aspettative di una piazza stanca di subire continue mortificazioni