Possiamo solo dire che quella formula esprime una equivalenza tra l’energia prodotta da un corpo e la sua massa, cioè la quantità di materia da cui è composto, e teorizza la presenza di uno stretto rapporto di causa ed effetto che consente alla massa di trasformarsi in energia, consumandosi, e all’energia in massa, concentrandosi intorno a un ‘collante’. Perchè questo avvenga e chi sia stato a deciderlo, non lo ha saputo dire neppure Einstein.
Inoltre, secondo quella formula, l’energia generata è pari al prodotto tra la massa consumata e un numero costante rappresentato dal quadrato della velocità della luce, che è un valore enorme. In altre parole, secondo Einstein, una piccola quantità di materia può scatenare una energia sconvolgente. Ci dobbiamo credere, non tanto perchè l’ha detto Lui, ma perchè su quel principio è stata realizzata la bomba atomica. Che non è proprio una teoria.
Secondo gli studiosi di Fisica, questa equivalenza è alla base del magistrale funzionamento dell’Universo e di ogni sua componente. Per questo, abbiamo pensato di poterla utilmente applicare agli stessi rapporti tra gli esseri umani. E, abbiamo provato a farlo partendo dal semplice e oggettivo principio secondo il quale una Comunità cresce al crescere dei residenti e si incrementa, ancor più, al crescere del lavoro.
Per quel poco che sappiamo della vita, riteniamo sia una regola inconfutabile, valida pur senza ricorrere alla matematica. Ma, avere dei parametri numerici può aiutare a seguire i cambiamenti di una Comunità, nel tempo, e a confrontarli con quelli di altre similari, nello spazio.
La formula da noi immaginata considera come E, energia, le utilità economiche e sociali prodotte, come M, massa, il numero dei residenti, e come C, moltiplicatore, il quadrato dell’incremento eventuale del tasso di occupazione delle persone in età da lavoro, cioè dai 16 ai 64 anni. Perchè tutti contribuiscono alla domanda e all’offerta di utilità, ma chi trova lavoro contribuisce ancora di più.
C’è da dire, però, che mentre nella teoria di Einstein l’energia si espande seguendo l’unica direttrice spazio-tempo, la nostra applicazione vale anche al contrario e, quindi, con la riduzione dei residenti, o un moltiplicatore negativo, l’energia decresce.
Alla data del 31/12/2019, la nostra Città aveva 132.702 residenti. Cinque anni prima, ne aveva 135.603. Quindi, ha perso 2.901 cittadini, alla media di circa 600 per anno, di cui ben 2.811 in età lavorativa (fonte: Istat). Sulla occupazione vogliamo stendere un velo pietoso. Siamo scesi di almeno 4 punti al di sotto del 50%.
Ci sarebbe da preoccuparsi, ma, a guardar bene, è anche peggio.
In effetti, nel solo periodo 31/12/2019-31/08/2020, la diminuzione dei residenti è stata pari a 2.147 persone. In otto mesi, siamo scesi a 130.555 (fonte: Istat) perdendo oltre tre anni. In proporzione, a fine 2020, il totale potrebbe aver sfondato, a ribasso, la soglia dei 130.000 per arrivare, a fine di questo 2021, ben al di sotto dei 129.000.
E’ evidente che la crisi sanitaria sta falcidiando la popolazione, sia fisicamente, sia spingendo qualche residente a rientrare in zone meno esposte e pericolose.
E’ una tendenza da tragedia. Davvero. Questa Città non avrà futujro se non riuscirà a frenare la sua decrescita che, con la riduzione della massa e del moltiplicatore, aggraverà gli effetti della crisi riducendo la ricchezza, i consumi, i servizi e, dato molto preoccupante, le entrate del Bilancio Comunale. Già oggi, l’Ente è gravato da debiti rilevantissimi, pari a 583milioni nell’ultimo consolidato 2019, di cui 369milioni solo per finanziamenti e prestiti. Un peso enorme a carico anche dei nostri figli e nipoti.
Pensiamo sia chiaro che, per ridare energia alla Comunità sia necessario puntare principalmente sulla crescita demografica naturale visto che la Città non esercita più la forza attrattiva degli anni 70/80. Chi voleva venire, è gia venuto. E, anzi qualcuno se ne sta pure andando.
Per questo, si debbono assumere immediati provvedimenti volti a diffondere fiducia nel futuro, con sostegni all’economia e la difesa dei posti di lavoro e di reddito, accompagnati da forti politiche sociali orientate a favorire le unioni, con agevolazioni per la casa, e le nuove nascite, con asili nido e servizi di baby sitting gratuiti, con aiuti alle famiglie bisognose, con più elevati livelli di sicurezza, con l’assistenza sanitaria di vicinato, con bonus scolastici per i libri, con i campetti per lo sport di quartiere.
Grazie a questi interventi equi e solidali, non è da escludere che la Città possa ritornare ad essere una meta preferita e un obiettivo di vita.
Se con la ‘Teoria della Relatività’ abbiamo avuto la bomba atomica, con la nostra potremmo evitare una bomba sociale e umana dalle conseguenze non meno pericolose.
Abbiamo approfittato di Einstein, che vorrà perdonarci, per questo. Ma l’equilibrio della sua formula ci sembra dimostri, in modo inequivoco, che l’Universo si regge su forze interne orientate a generare e rigenerare la vita. In tal senso, sono regole di amore. E’ da queste che si deve partire per fare le scelte più giuste per noi e per i nostri figli.
Possiamo metterci i valori che vogliamo, ma il principio è uno, e uno soltanto: solo l’amore per la Comunità, può dare un futuro alla Comunità.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
Tutto stu papiell ‘p’ di’na cosa che simm ‘tutt’a conoscenza……. ci vuole amore in tutto ciò che facciamo nella vita!! Non bisogna essere tanto egoisti!!!
Per onestà bisognava anche dire che è un fenomeno che riguarda tantissime città tra cui napoli scesa sotto il milione di abitanti
Dicevano ad E = mc 2 …. Eboli = massimo Cariello al quadrato ….povero Einstein
Il calo demografico registrato a Salerno non ha pari nelle altre realtà di dimensioni simili del Mezzogiorno. Il paragone con metropoli inquadrate in conurbazioni tentacolari che si estendono su più province, non ha molto senso. Le cause sono tante, su Salerno si è abbattuta la tempesta perfetta: blocco edilizio degli anni 80-90 con lievitazione del prezzo degli immobili e prima migrazione di popolazione nei comuni dell’hinterland; crisi del settore industriale fine anni 90 – principi 2000; aumento della tassazione locale a carico dei residenti per sostenere la politica di grandeur urbanistica inaugurata da De Luca; mercato immobiliare drogato non più dalla penuria di abitazioni ma dalla superfetazione edilizia sospinta dal marketing della “città europea” e dal miraggio di una città turistica che prometteva a tutti progresso e benessere; processo di espulsione della classe media perfezionatosi quando si è posto a carico del ceto impiegatizio (maggioritario in città) già impoverito, il proletariato urbano delle periferie che costituisce la base elettorale di riferimento del potere politico – amministrativo che regna sulla città da quasi 30 anni. A tutto questo si è aggiunto un processo di invecchiamento che accomuna tutto il paese e che fino a qualche tempo fa risparmiava, per paradosso, proprio le realtà urbane meridionali più sofferenti. Eppure tutto ciò non sembra essere al centro del dibattito politico, neppure da parte delle opposizioni.
Per invertire una tendenza che ha tali e tante concause servirebbero politiche di ampissimo respiro difficilmente perseguibili in questo particolare periodo storico e con l’attuale governance politica nazionale e non. Per questo credo che, allo stato, la soluzione più razionale da considerare sia quella di realizzare l’unione amministrativa tra la città e i comuni della prima cintura urbana che orbitano sul capoluogo come fu fatto in passato a Bari, Reggio Calabria e anche a Napoli (ricordo che fino alla metà del 700 Pontecagnano e Salerno erano parte del territorio comunale di Salerno). Si riuscirebbe almeno a tamponare un declino che prelude a una completa marginalità inevitabile di questo passo.
Concordo con l’analisi impietosa ma lucida di Pastenese e questa volta non mi convincono le ricette ipotizzate da chi ha scritto l’articolo. Siccome Salerno non è più un attrattore perché non offre prospettive occupazionali adeguate, bisognerebbe invertire la tendenza invogliando i residenti attuali a procreare incentivando le politiche sociali. Con le attuali prospettive globali e i debiti del comune? Impossibile. Meglio fare come ha detto l’amico di prima, creare un unico comune con Pontecagnano e Pellezzano com’era 3 secoli fa e tamponare l’inevitabile marginalità politica che segue al declino demografico. Ma anche lì la vedo difficile perché sarebbero poltrone da sindaco, consigliere e assessore perse, e sistemi clientelari consolidati da rimettere in discussione. Credo che per la nostra amata e martoriata città siano tornati i tempi bui.