Perché l’epidemia è riuscita a diffondersi? Abbiamo agito troppo tardi, o con misure troppo morbide? Perché le zone rosse non hanno funzionato?
Abbiamo avuto sfortuna (che è una delle componenti nella diffusione di una pandemia) perché il Covid si è diffuso 1-3 settimane prima in Italia che in altri Paesi europei, il che è stato un enorme svantaggio. Ciò detto, il ritardo nella diagnosi delle molte polmoniti virali in febbraio, e la mancata chiusura della Val Seriana e di altre aree della bergamasca il 20 febbraio sono stati un grave errore. Comunque, nessun Paese occidentale ha controllato l’epidemia sul territorio. Ciò è dovuto essenzialmente a motivi culturali più che politici, ossia avere lasciato a casa i malati lievi/positivi anziché offrire loro il ricovero in infermerie e strutture sanitarie a media intensità di cura.
Si è detto molto sulla mancanza di un piano aggiornato e funzionale per questo genere di emergenze, come stanno davvero le cose?
L’ultimo piano pandemico italiano era del 2006, e non è poi stato aggiornato.
Il “governo dei dati” per testare, tracciare, trattare ha funzionato solo in parte. Non eravamo pronti dal punto di vista tecnologico?
Il tracciamento è molto efficace per focolai limitati. A fine febbraio 2020 la pandemia era già molto diffusa in Lombardia. Di fatto, il tracciamento ha avuto successo in Cina, Korea, Singapore, Vietnam, Giappone e Australia/Nuova Zelanda, oltre all’Islanda perché sono realtà politico culturali diverse, o isole.
Dati poco affidabili hanno portato a scelte strategiche di contenimento sbagliate?
Si è fatto un grande sforzo di raccolta dati. Tuttavia, in primavera mancavano gli strumenti diagnostici (tamponi), e la raccolta dati per una patologia complessa e insidiosa come il Covid è intrinsecamente soggetta a imprecisioni ed errori.
Nello specifico, il fare affidamento a una misura come l’Rt per definire le misure di contenimento è criticabile, perché l’Rt proposto dall’Istituto Kessler e adottato dal Ministero della Salute include nel suo computo la data inizio sintomi, che è indefinibile per una parte dei casi Covid. Ciò ha causato i noti problemi per la Lombardia in passato, e potrebbe causarli in futuro.
Anche la definizione dei colori su base regionale è criticabile, perché le regioni hanno popolazioni fino a 100 volte diverse, e non consente di distinguere all’interno delle grandi regioni. Bergamo ad esempio ha pagato un prezzo sanitario enorme nella prima ondata, e poi ha avuto un danno economico nella seconda, nonostante sia stata probabilmente l’area meno colpita nella seconda ondata.
È possibile prevedere quante ondate ci saranno ancora in futuro o è meglio dal punto di vista epidemiologico parlare di un’unica grande ondata di contagio?
In settembre, ci sono state riaperture generalizzate, e anche le elezioni. Le riaperture di giugno si sono cominciate ad avvertire nella seconda metà di luglio, è possibile che abbiano poi contribuito alla ondata di ottobre. La stagionalità ha anche avuto un ruolo, come per tutti i virus respiratori. Ora occorre contenere e chiudere questa ondata. Una terza ondata è possibile, ma dovrebbe essere minore rispetto alle precedenti, perché parte della popolazione è entrata in contatto col virus, e i vaccini copriranno la popolazione almeno dal terzo trimestre. Esiste l’insidia varianti, che comunque sembrano coperte dai vaccini. Se tutto va bene, questa ondata si concluderà in primavera, e in autunno saremo coperti dai vaccini. Un aggravamento dovuto a varianti è però possibile.
Come si potrà (se si potrà) in un mondo così connesso e globalizzato evitare la diffusione di virus o batteri letali per l’uomo? Perché gli esperti dicono che saranno sempre più frequenti?
Il problema sono i virus, per i batteri abbiamo gli antibiotici, non mi aspetto pandemie. Ora pensiamo a chiudere questa pandemia, l’ultima importante è stata 100 anni fa, la Spagnola, 65 anni se contiamo l’Asiatica. Pandemie periodiche ci sono sempre state, gli uomini hanno sempre convissuto con i virus, difficile dire se saranno più frequenti. Di certo, saranno meglio controllate: la tecnologia dei vaccini mRNA è totalmente innovativa ed è uno strumento estremamene efficace per il controllo di ogni malattia infettiva. In teoria, un solo vaccino potrà proteggere da tutto.
Quale è stato il più grande errore fatto dal punto di vista epidemiologico?
Probabilmente non aver chiuso la Cina a inizio gennaio 2020, ma il Sars-Cov 2 era già presente in focolai sporadici a inizio gennaio in Europa, difficile dire se sarebbero stati contenuti.
Fonte Skytg24.it