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Nel Recovery Fund piano per il dissesto idrogeologico, lo chiede la Fenailp Turismo

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Nel Recovery Fund un piano per il dissesto idrogeologico, è quanto ha chiesto il Presidente della Fenailp Turismo, Franco Florio , al Ministro dell’Ambiente , Sergio Costa, ed al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

L’evento franoso verificatosi nei giorni scorsi in Costiera Amalfitana nel Comune di Amalfi, ha portato prepotentemente alla luce il problema del dissesto idrogeologico ormai tristemente comune a tutte le regioni italiane.

“Questa volta è toccato ad Amalfi, essere la vittima dell’incuria provocata sia dall’azione dell’uomo che dalle continue modifiche del territorio che hanno incrementato la possibilità di eventi catastrofici che, nella provincia di Salerno,  interessa sia la Costiera Amalfitana che quella Cilentana – ha illustrato il Presidente Florio. Le cause sono note: il continuo disboscamento, gli incendi boschivi, l’abusivismo edilizio e la eccessiva espansione urbanistica che negli anni hanno interessato non solo la Campania ma tutto il Paese.”

Proprio in Campania secondo recenti studi, è stato accertato che esistono ben 23.430 frane che coinvolgono 973 Kmq, cioè poco più del 7% del territorio regionale, mentre sull’intero territorio nazionale, è a rischio il 91% dei comuni italiani con oltre 3 milioni di nuclei familiari che risiedono in queste aree, complessivamente il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni.

“Il dissesto idrogeologico è un problema grave e complesso – ha aggiunto Florio –  che richiede un serio impegno ed un importante sforzo finanziario da parte delle istituzioni nazionali e locali e riguarda, la sicurezza dei cittadini, e l’intero settore del turismo fondamento della nostra economia.”

La FeNAILP, con la richiesta inviata agli Organi competenti, chiede fortemente che un impegno economico importante da inserire  necessariamente  nel Recovery Plan di prossima presentazione alla Comunità Europea, da parte del Governo Nazionale.

“Inoltre – suggerisce Florio – la mancanza di personale può essere sopperito con l’utilizzo, per i lavori strutturali, dei percettori del reddito di cittadinanza previo corsi di formazione”.

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