Intanto, il quadro è mutato. E di tanto. Ora ci sono i vaccini ma anche le varianti che «sono una grande fonte di preoccupazione e che impattano sull’immunità di gregge». Con gli over 80, ovvero con la categoria più esposta al virus, poi, non abbiamo ancora cominciato: «Bisognerà individuare anche gli anziani che stanno nelle campagne della Calabria o della Sardegna, giusto per fare un esempio. Fin qui, invece, abbiamo fatto la parte più facile con gli operatori sanitari». Per questo sperare di vaccinare la metà della popolazione entro l’estate sembra essere un’utopia: «Spero nel 25-30 per cento entro giugno, sarebbe davvero una soddisfazione. Di fatto, è stato commesso un errore di sottovalutazione sia da parte delle ditte produttrici sia della Comunità europea ma, d’altronde, non era mai stato fatto prima un vaccino in tempi record, con problemi di logistica e destinato a centinaia di milioni di persone» in tutto il mondo.
«Sistema “drogato” dai test antigenici»