Un’analisi delle forme attraverso le quali la mediaticità del Presidente della Regione Campania si manifesta in tutta la sua irruenza: dal decisionismo esasperato, a tratti autoritario, alla derisione degli avversari, fino alla costruzione di un nemico a tutti i costi.
“Sui social network, Vincenzo De Luca è diventato uno dei celebrity leader italiani più seguiti e imitati, soggetto di meme e neologismi virali – sottolinea Giordano – grazie agli strumenti e alle logiche del medium televisivo, che conosceva bene per essere diventato a Salerno e provincia una political star del piccolo schermo, trasferiti e utilizzati su Facebook.”
Il testo di Domenico Giordano scompone i medium e il linguaggio spiccio di De Luca, “un vocabolario incarognito che si è costantemente arricchito di espressioni lessicali che messe in bocca ad altri politici sarebbero costate poltrone e carriere ma che, al contrario, Vincenzo De Luca ha utilizzato sempre impunemente: anime morte, animali, bestie, cafoni, chiattona, chiavica, consumatore abusivo d’ossigeno, farabutti, idioti, imbecilli, infami, jettatori, mezze pippe, nullità, pulcinella, scemi, sciacalli, sfessati.”
Il testo si avvale della prefazione di Marco Valbruzzi, docente dell’Università Federico II di Napoli: “De Luca è un politico che si nutre del conflitto, della negazione, dell’opposizione. Nella sua essenza più intima, il presidente campano è pòlemos, lo spirito guerriero generatore di conflitti, senza i quali si troverebbe smarrito e senza identità.”
Dopo gli ottimi primi anni di governo cittadino, ha devastato Salerno e la sua società civile.
Vada avanti governatore, non faccia caso agli asini che ragliano, salvo che per deriderli ovviamente.