Nella lettera ironizzano sulle decisioni del Tar di far riprendere la didattica in presenza, lanciando un nuovo appello alle istituzioni per la chiusura dei plessi scolastici visti i numeri di contagi. “Dopo mesi di fastidio, siamo qui a chiedervi scusa – scrivono, tra l’altro, nella lunga missiva – perché abbiamo capito di non aver capito.
Non è un problema di economia, soldi, avvocati, battaglie estranee alla vita dei nostri figli e delle nostre famiglie, o di prevenzione, esercizio dei propri diritti fondamentali. È un problema di ignoranza. La nostra? Chiediamo venia”. I genitori, quindi, ironizzano anche sui ricorrenti al Tar e sulle sentenze del tribunale amministrativo:
“Dura lex, sed lex, che è uguale per tutti – concludono – anche per voi amministratori, ai quali suggeriamo, invece di spendere soldi per future campagne elettorali, di risparmiare per togliervi qualche sfizio in tribunale, anche a nome di chi in questi anni è venuto a votare voi o i vostri antagonisti, in nome di una democrazia della quale non abbiamo più traccia.
Avrà preso il coronavirus anche lei! Forse era fra i numeri dei decessi di ieri, anonima, silenziosa, poco compianta, mentre noi ci accingiamo a tenere in terapia intensiva la nostra speranza, ‘ricorrendo’ ancora una volta alle nostre istituzioni, alle quali confermiamo per l’ennesima volta fiducia”.