Noto per la sua cucina Japanese fusion, il MEGHISHA attrae clientela di ogni fascia di età, con i suoi piatti progettati con la cura dei sapori e dell’aspetto, per offrire una esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il risultato finale è una vera forma d’arte, estetica oltre che culinaria, che potrà essere gustata anche direttamente sulla propria imbarcazione.
Dal prossimo mese di maggio la nuova proposta si affiancherà alle altre realtà di ristorazione e bar già presenti nel marina, così da soddisfare i diversi gusti e i desideri di tutta la clientela, interna ed esterna del nuovo porto turistico di Salerno: dalla tradizione della cucina mediterranea, alla innovazione più gourmet, dalla semplice pizza e sfizi, alla Japanese Fusion, senza trascurare la ristorazione proprio in spiaggia.
Per rendere ancora più fruibile il marina, anche agli ospiti non diportisti, dalla prossima stagione estiva sarà ulteriormente incrementato il numero degli accessi, sia per le auto che per i pedoni, oltre al numero dei posti auto.
“La nuova frontiera della portualità turistica” – ha commentato Anna Cannavacciuolo, direttrice del Marina – “richiede un’offerta di servizi sempre più ampia e ricercata, che non guardi solo ai diportisti, ma all’intera città. Il nostro concetto di “port village” mette assieme la disponibilità della più sicura e confortevole infrastruttura per l’ormeggio delle imbarcazioni, in qualsiasi condizione meteo, con una forte attenzione alle persone che lo frequentano, diportisti o meno, alle quali assicurare un’atmosfera piacevole in ogni momento”.
“Stiamo infatti lavorando affinché il Marina d’Arechi sia molto di più del solito ormeggio, diventando il punto di aggregazione preferito, dove trascorrere con grande piacevolezza il proprio tempo libero, in un contesto paesaggistico bellissimo. Credo che questa possa essere la vera essenza del turismo del mare capace di distinguerci”.
Era stato proposto un intervento di riqualificazione che non è stato portato a compimento. La famosa vela è rimasta solo un progetto. Il comune deve pretendere il completamento dell’opera e del completamento di tutte le opere compensative promesse. Basta situazioni dive deriva solo vantaggi personale senza alcun beneficio per la città.