Già l’estate scorsa era stata ventilata questa ipotesi di lavoro ma è caduta nel vuoto. Attualmente non c’è un paese autonomo sulla produzione, eccetto forse per Stati Uniti e Cina.
Seguendo giustamente le regole e i trattamenti commerciali, in Europa, la proprietà intellettuale del vaccino come invenzione resta alle case farmaceutiche ma almeno avremmo dovuto pensare a prepararci ad una produzione su licenza.
Ora, come sembra, che dobbiamo cimentarci con il cambiamento di alcuni vaccini per far fronte alle varianti, tecnicamente è fattibile ma la procedura appesantisce ancora di più il processo: una sfida ulteriore” lo ha dichiarato Massimo Galli, professore e primario di malattie infettive al Sacco di Milano, interpellato dall’agenzia Dire.
Secondo Galli, quindi, “abbiamo due strategie davanti: vaccinare i più fragili e lasciare buona parte della popolazione soggetta alle mutazioni del virus, una situazione dinamica con un rischio che noi stessi, con i non vaccinati, contribuiamo ad implementare. L’altra è quella di creare una barriera di immunità di comunità vasta che ostacola la circolazione del virus e impedisce così il crearsi di nuove varianti. La strada migliore è la seconda ma la sua praticabilità resta un grande punto interrogativo”.
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