Occorre utilizzare parte della somma destinata alla riforma fiscale, 2 miliardi di euro, per la cancellazione totale di questo monte debiti per tutte quelle attività che non hanno assolutamente potuto lavorare in questi ultimi 12 mesi e nella misura del 50% per chi ha lavorato a singhiozzo ( apri/chiudi e con gravi limitazioni nel servizio). Ogni P. Iva ha accumulato circa 5 mila euro di debiti con il fisco e altrettanto con le banche nel solo 2020.
Nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza si afferma l’intenzione di attuare una riforma del sistema tributario, in particolare dell’Irpef, finalizzata alla semplificazione e alla trasparenza, al miglioramento dell’equità, dell’efficienza e al contrasto dell’evasione. Tra gli obiettivi, la riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente e autonomo, in particolare per i contribuenti con redditi bassi e medio-bassi, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione. Allo stato attuale per la riforma fiscale sono disponibili tra i 2 e 3 miliardi nel 2022 e tra 1 e 2 miliardi dal 2023.
Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti: ”certo che bisogna riformare questo modello di tassazione attualmente ibrido e che crea profonda diseguaglianza, ma sarebbe inutile riformare il modello di tassazione condannando a morte certa gli stessi lavoratori. Chi pagherebbe le tasse? Chi creerebbe occupazione? Chi finanzierebbe lo Stato?”.
L’attuale sistema di tassazione si è definitivamente allontanato dal modello omnicomprensivo, dove il complesso dei redditi è sottoposto a un’unica forma di tassazione di tipo progressivo e dove i redditi da lavoro sono tassati con imposta progressiva e quelli da capitale con aliquota proporzionale, generalmente uguale all’aliquota più bassa del sistema progressivo.
Quindi diventa determinante un modello di tassazione per stabilire la misura della capacità contributiva e tassarla in maniera adeguata. ”Le tasse devono poterle pagare tutti e più si amplia la platea dei contribuenti paganti più l’Italia avrà risorse per sanare le pendenze gravi – sanità, pensioni basse, istruzione – e pensare al futuro, – green, infrastrutture, lotta all’evasione fiscale, digitalizzazione. Basti pensare che il 57,72% degli italiani versa solo l’8,98% di tutta l’IRPEF, praticamente ogni contribuente pagante ne sostiene 2 del tutto a carico dello Stato.
Occorre monitorare ogni singolo cittadino sconosciuto al fisco e che non versa un solo euro di tasse domandandosi, di cosa vive? Occorre incrociare tutti i dati in possesso: abitazione, auto, stile di vita e stanziamenti ricevuti. Verificare attentamente chi dichiara solo 15 mila euro di ricavi. Non è più pensabile stanziare fondi e bonus a pioggia senza interrogarsi sul numero di paganti reali.
”Ci aspettiamo da Draghi un drastico cambio di rotta, il dovere della Federcontribuenti è tutelare e rappresentare chi, tra mille difficoltà, non viene meno al proprio dovere di versare le tasse ma, dobbiamo anche ribadire che costringere migliaia di autonomi al fallimento piegherebbe ulteriormente il numero di contribuenti in favore di chi costantemente, evade le tasse nascondendosi dietro false dichiarazioni”.