“In Italia basta il 65% di vaccinati”
Dati alla mano, in Italia si tratterebbe di vaccinare dai 36 ai 49 milioni di abitanti, un obiettivo ambizioso alla luce della limitata disponibilità di nuovi sieri anti-Covid per cui, è notizia di questi giorni, il nostro Paese spera di chiudere un accordo per realizzare in due stabilimenti italiani parte della produzione dei vaccini di Pfizer e Moderna d’intesa con le due aziende. “L’Italia produce da tempo vaccini in conto di terzi e ha una grande potenzialità di impianti” dice Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all’Università di Padova e presidente dell’Agenzia Italiane del farmaco (AIFA) che in un’intervista a La Stampa ha ribadito che per raggiungere l’immunità basta il “65% di vaccinati”. Ma su cosa si basa questa percentuale e perché, come osservato da alcuni epidemiologi, il raggiungimento dell’immunità dipende in parte da quando accade nella popolazione?
Come spiegavamo anche qui, una stima precisa dei numeri necessari per raggiugere l’immunità di gregge, o immunità di popolazione, non è semplice ma, per calcolare il tasso di immunità necessario si applica una formula matematica che tiene conto del numero di replicazione di base (R0), ovvero il valore che indica il numero di casi, in media, generati da un individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile all’infezione. La formula per il calcolo della soglia di immunità di gregge è 1 – 1/R0 (uno meno uno fratto R0), per cui maggiore è l’R0 di un determinato patogeno e più alta è la percentuale di persone che dovranno essere immunizzate.
Ad esempio, per il morbillo che è un virus estremamente contagioso, con un R0 compreso tra 12 e 18, la soglia di immunità di gregge è del 92-94% della popolazione. Quando Sars-Cov-2 è emerso in Cina, l’OMS e diversi istituti di ricerca hanno cominciato a calcolare l’R0 del nuovo coronavirus, stimando un numero di replicazione di base compreso tra 1,4 e 3,8 nelle aree più colpite dalla prima ondata pandemica. Il calcolo di una copertura del 60-70% deriva proprio dal presupposto che l’agente infettivo abbia un valore medio di R0 pari a 3 (1 – 1/3 = 2/3, cioè 66%).
Il calcolo, in questi termini, presume dunque che la popolazione sia totalmente suscettibile al virus, una situazione che evidentemente non tiene conto dell’evoluzione della pandemia. Pertanto, per stimare la soglia di immunità di gregge, talvolta si utilizzata un altro valore, Rt (erre con t) che indica la misura della potenziale trasmissibilità della malattia in un determinato contesto. Essendo l’Rt un parametro variabile, che dipende dal nostro comportamento e dalla suscettibilità della popolazione, di conseguenza varia anche la stima del numero di persone che dovranno essere immuni al virus per porre fine alla pandemia.
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